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Miti napoletani di oggi.91 PROCIDA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2022   di Sergio Zazzera   Ho riflettuto a lungo se considerare, o no, quello di...
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Una favola cinese   di Alfredo Imperatore   Mao-Tse-Men, il “ciglio di Budda”, così parlò: < Il servo dei servi che, alzando lo sguardo alle nobili...
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Federico Fellini, realista e visionario, di Luigi Mazzella   di Luigi Alviggi   Il sottotitolo del libro recita: “L’armoniosa complessità di un...
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CHI VINCERA’ LO SCUDETTO?   dI Luigi Rezzuti   Questa domanda l’abbiamo posta ad alcuni opinionisti sportivi e addetti ai lavori che ci hanno...
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E’ RIPARTITO IL CAMPIONATO DI CALCIO DI SERIE “A”   di Luigi Rezzuti   Finalmente, dopo il lungo periodo di sosta a causa del Mondiale di Calcio in...
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Il Vomero greco-romano   di Antonio La Gala   Un luogo comune che riguarda il Vomero è che la collina vomerese sia un luogo “senza storia” e che,...
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Articoli

La rivoluzione nella televisione pubblica

La rivoluzione nella televisione pubblica

 

di Luigi Rezzuti

 

Nel corso degli anni, nella televisione pubblica, sono avvenuti tanti cambiamenti  di conduttori, che hanno scelto di lasciare la Rai per nuove avventure professionali. Nell’ultimo periodo sono molti gli addii che hanno destato un certo scalpore, ma è impossibile non citare anche qualcuno, lontano negli anni. Uno dei casi più emblematici fu quello di Michele Santoro, il conduttore del programma di approfondimento politico, “Anno Zero”. Egli,  nel 2011, lasciò la Rai, a seguito del famoso editto bulgaro. Anche Enrico Mentana,  prima di diventare il direttore del Tg de La7, ha avuto una lunga carriera, in Rai come giornalista e conduttore del TG1, e poi alla Fininvest, quale fondatore e conduttore del tg5. Ma ora passiamo agli addii più recenti, tra cui quello di Fabio Fazio, che lo scorso anno si è congedato dalla Rai per approdare sulla piattaforma di Discovery (NOVE), con Luciana Littizzetto. E ancora Bianca Berlinguer, dimessasi dopo 34 anni di attività in Rai 3 come direttrice del Tg e conduttrice del programma di approfondimento “Carttabianca” è  passata a RETE 4. Anche Corrado Augias, ha annunciato l’addio alla Rai, sul finire dello scorso anno, ed è passato a La7, dove ora conduce “La torre di Babele”. Inoltre Massimo Gramellini, giornalista del Corriere della Sera, si inserisce tra i grandi addii alla Rai dell’ultimo periodo. Conduceva il programma “Le parole della settimana”, su Rai 3, oggi è passato a La7 con il programma “In altre parole”. Nel 2023, Lucia Annunziata, giornalista in Rai dal 1996 e, a suo tempo, anche Presidente Rai, comunicò le sue dimissioni, ma non è passata ad altre reti televisive come tutti gli altri personaggi citati prima. Oggi, a lasciare la televisione pubblica è Amadeus, e questo potrebbe non essere l’unico passaggio clamoroso. Si è parlato insistentemente anche di Rosario Fiorello, pur se  lo showman ha smentito pubblicamene. Era nell’aria da un po' ed ora  è ufficiale: Amadeus lascia la Rai, per approdare a Canale NOVE, gruppo Warner Bros Discovery.

(Aprile 2024)

La mappa non è il territorio

“La mappa non è il territorio”

 

di Gilda Rezzuti

 

L’essere umano, per sua natura, non può vivere in solitudine, ma deve, lungo il corso della sua esistenza, costantemente interagire con gli altri. Purtroppo, può capitare in questo percorso e in più circostanze di non riuscire sempre a comprendere gli altri, né tanto meno essere in grado di farci capire. Pertanto, l’incapacità di comunicare in modo funzionale nelle relazioni interpersonali, innesca una serie di meccanismi di autodifesa e attacco, che finiscono col catapultare i soggetti coinvolti in una spirale degenerativa, fatta di malessere, rancori, delusioni, ferite, conflitti. Tutto questo malessere viene poi alimentato dal disagio, percepito e vissuto, nel non riuscire ad ottenere risposte convincenti ai tanti interrogativi. Si innesca così un circolo vizioso, che allontana dalla ricerca di soluzioni soddisfacenti e accentua il senso di inadeguatezza, generando tensioni, difficili poi da gestire. Per contrastare condizioni di conflitto, che rischiano di cronicizzarsi, è fondamentale imparare a rispettare il punto di vista degli altri e provare a comprendere la realtà soggettiva di ciascuno, cercando contestualmente di fare accettare al nostro interlocutore la nostra diversa visione delle cose. Chi si occupa di programmazione neurolinguistica, conosce molto bene la frase di Alfred Korzybski “La mappa non è il territorio”, il cui significato è appunto quello di considerare che il soggettivo modo di vedere il mondo non è il mondo. Questo per dire che non sempre quello che appare è, e non sempre quello che è, è così come appare. A parte il gioco di parole, questo significa semplicemente, che esiste un territorio reale e uno personale, interpretato in base a valori, aspettative, convinzioni, apprendimento, educazione, che creano le individuali percezioni ed interpretazioni della realtà. Si può, quindi, affermare che come la mappa è la raffigurazione verosimile di un territorio, così anche la realtà di ogni individuo è verosimile. Per cui ciascuno ha una sua “mappa” concettuale diversa, ma queste diversità, se accettate in modo pacifico, piuttosto che rappresentare condizioni di disagio e generare incomprensioni e conflitti, potrebbero essere, invece, elementi di ricchezza e di apertura mentale, in grado  di unire, permettendo il rispetto dei personali punti di vista ed insegnando a guardare insieme in una più giusta, condivisa direzione.

(Aprile 2024)

il salotto di Napoli

Il Vomero, il salotto di Napoli

 

di Luigi Rezzuti

 

Il Vomero, a fine 800, nel corso del risanamento, fu trasformato in una zona residenziale, pronta ad accogliere il ceto borghese. Quello che era un quartiere rurale, con le sue campagne, popolate da contadini, divenne agli inizi del 900 un riferimento di eleganza e di interesse culturale. Il Vomero e, in particolare Via Scarlatti, si presentavano come un’elegante zona residenziale, con bellissimi palazzi, ville, vie alberate, per il passeggio, e caffè. Nel tempo, poi, il quartiere collinare partenopeo si è trasformato anche in una delle aree commerciali più importanti della città. Infatti, negli ultimi cinquant’anni, è diventato meta degli appassionati dello shopping e di tutti gli amanti della moda e delle boutique ricercate. Via Scarlatti, insieme a Via Luca Giordano, è senza dubbio una delle principali arterie del Vomero ed è, oggi più che mai, la regina incontrastata dello shopping vomerese. Ha ospitato atelier di prestigio, fin dagli anni 70, ma ha conosciuto un maggiore incremento da quando, durante l’amministrazione Bassolino, è diventata area pedonale. A rendere questa via ancora più frequentata, non solo dai Vomeresi, è stata anche l’inaugurazione, negli anni Novanta, della Linea 1 della metropolitana, con una delle sue stazioni nella vicinissima Piazza Vanvitelli. Via Scarlatti si estende dalla Funicolare di Montesanto, stazione di Via Morghen, per intenderci, fino al Ponte di Via Cilea. Nel suo percorso rettilineo, a prescindere dalla svolta verso Via Cilea, incrocia la bellissima Piazza Vanvitelli, da un lato, e Via Luca Giordano, dall’altro. Un lungo, piacevole passeggio, dove poter trovare negozi come i grandi store, quali Zara, Piombo, Ovs, Coin, Piazza Italia, Cisalfa, Tezenis, Intimissimi, Kiko e Sephora. E non vanno dimenticate le antiche boutique nè i piccoli negozi artigianali, che hanno resistito alle crisi, preservando il fascino di quei luoghi. Insomma si ha l’imbarazzo della scelta e non solo sul fronte moda.

Via Scarlatti, infatti, va vissuta a pieno e sono meta obbligatoria per gli acquisti anche tutte le piccole stradine limitrofe, dove ci sono negozi che soddisfano i gusti più ricercati. Per una sosta intellettuale c’è, in Via Luca Giordano, una mega-libreria Mondadori, disposta su due piani. In Via Merliani c’è lo storico Varzi, un negozio minuscolo, dove è possibile trovare qualunque articolo di cartoleria, soprattutto i più stravaganti ed originali.

Vi si incontrano anche piccole gioiellerie, che hanno accompagnato diverse generazioni nei momenti più felici della vita, proprio alla fine di Via Scarlatti, il negozio Lunaria. E, ancora, lo storico Martone, riferimento per l’abbigliamento per bambini che, insieme a Florida, in Via Merliani, è un pezzo di storia del Vomero. Chi passeggia per Via Scarlatti trova, tra l’altro, negozi di giocattoli, ii nuovissimo LEGO e Vespoli Giocattoli che, più che un negozio, potrebbe essere definito un toys megastore. un locale molto grande, dove è possibile trovare un assortimento pressoché unico per tantissime fasce di età.

Se credete, però, che Via Scarlatti sia affascinante solo quando si affolla, nel pomeriggio, di tante persone che si dedicano a shopping e ad aperitivi, provate ad andare a passeggio al mattino, mentre la città si sveglia lentamente e si prepara a correre e a diventare caotica. Ebbene, questa strada può regalarvi un momento di pace e di relax nel cuore della città. Alberi, silenzio, negozi chiusi, ma vetrine sfavillanti, da cui gli occhi sono attratti per sbirciare e curiosare, piccoli ritrovi, con tavolini all’aperto, dinanzi ai quali trattenervi per gustare un fragrante caffè napoletano e un cornetto appena sfornato. Via Scarlatti è anche questo, il ritrovo dei Vomeresi o di chi è di passaggio ma vuole cominciare la giornata nel migliore dei modi. Ci si sente, avvolti da eleganza e silenzio e si avverte il desiderio di ritornarvi. Il forte richiamo di persone di qualunque età in questa strada non poteva non generare un fiorire di bar, caffetterie, gelaterie, ristoranti, pub e street food.

Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito, infatti, ad un vero e proprio boom di piccoli e grandi locali, pronti ad un’offerta variegata, per tutte le esigenze, e adatta anche ai gusti più particolari. Chi si trattiene solo per un aperitivo o vuole sedere un po’ con i bambini per mangiare un panino, chi non vuole rinunciare alla pizza, chi prende un toast, prima di andare al cinema o al teatro, chi desidera cibi esotici trova tutto questo al Vomero.

Le strade del Vomero sono tutte dedicate e intitolate a grandi musicisti, artisti e compositori, che hanno arricchito la storia italiana. Lo stesso vale per la via oggi famosa per lo shopping ma che, a suo tempo, fu legata al nome del più grande compositore della musica barocca, il palermitano Alessandro Scarlatti. Vissuto a cavallo tra il ‘600 e il ‘700, Scarlatti fu considerato dai musicologi come uno dei più importanti rappresentanti della scuola musicale napoletana. Compose quasi 700 cantate, di cui circa 600 per voce solista, nella maggior parte per soprano. Fu il maggiore compositore d’opera italiano tra la fine del XVII e l’inizia del XVIII secolo. È stato il compositore di musica barocca per eccellenza, particolarmente famoso per le sue opere. In campo operistico è considerato uno dei fondatori della grande scuola musicale napoletana. Ci piace immaginare che, nell’atmosfera magica, che si respira a Via Scarlatti, sarebbe suggestivo poter ascoltare le cantate del compositore, mentre si passeggia.

Poteva mai mancare, nel salotto di Napoli, un giornale, che sprizzasse da tutti i pori il sano orgoglio del bel quartiere residenziale? Di certo no, non sarebbe stato possibile ed è così che, dall’idea della giornalista Marisa Pumpo Pica e di chi scrive (Luigi Rezzuti ndr) nacque, con autorizzazione del Tribunale di Napoli, n 65 del 12/10/2005, il periodico “IL VOMERESE”, che trovò subito un largo consenso tra i Vomeresi. E non solo, in quanto, nelle intenzioni dei fondatori, il giornale doveva, come accadde, “aprirsi al quartiere, senza per questo escludere uno sguardo più ampio verso ciò che avviene intorno, nella città, nella regione, nel Paese, nel mondo. Doveva essere, con tutta l’umiltà di una piccola testata, una realtà, grazie alla quale ci si apre al mondo.“ (Cfr. IL VOMERESE, articoli del direttore responsabile, nel suo primo numero su stampa e nel primo numero on line.) 

Accanto a nomi “storici“ della cultura partenopea, e vomerese in particolare, come Sergio De Luca, Bruno De Vito, Alberto Del Grosso, Lorenzo Donadio, Peppe Iannicelli, Luciano Galassi, Antonio La Gala, Michele Nardelli, Donato Pica, Romano Rizzo, Luciano Scateni, Anna Maria Schiano, Sergio Scisciot, Renato Sinno, Sergio Zazzera, hanno fatto sentire la loro voce, tanti altri collaboratori, di non minore spessore. Tra questi, Luciana Alboreto, Francesca Bruciano, Fabio Casamassima, Valerio Esca, Umberto Farese, Gianfranco Lucariello, Gabriella Pagnotta, Loredana Pica, Ilaria Rezzuti, Anna Maria Riccio, Maria Carla Rubinacci. Con loro, anche tanti altri giovanissimi giornalisti, di cui non abbiamo dimenticato il valore e che non citiamo, solo per comprensibili motivi di spazio. Per questi giovani talentuosi IL VOMERESE ha rappresentato “una palestra di giornalismo e di vita”, stando a quanto uno di essi ci scrisse in una lettera, molto bella, che riscaldò il nostro cuore, come un dono indimenticabile. Molti di loro, oggi, scrivono sulle maggiori testate cittadine e nazionali.

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Si fa presente che gli esercizi commerciali sono qui indicati unicamente allo scopo di rendere evidente l’evoluzione del Vomero anche sotto il profilo commerciale.

(Gennaio 2024)

Napoli città gruviera

Napoli città gruviera

 

di Luigi Rezzuti

 


Il sottosuolo di Napoli è sempre a rischio crolli. Milioni di metri quadrati di vuoto, che attraversano,  con diversa profondità, quasi tutti i quartieri. Un’incredibile sequenza di vuoti. Si calcola che almeno il 50% dei napoletani vive ed opera sul vuoto. Solo nel quartiere Stella, ad esempio, c’è un vuoto quasi di quattro metri quadri per abitante. Altri vuoti sono stati rilevati nell’area di San Carlo all’Arena, e ancora all’Avvocata, a San Ferdinando a Chiaia, a San Lorenzo, a Posillipo, al Rione Sanità, ai Vergini, al Vomero, all’Arenella, a Capodimonte e nell’area tra il Corso Vittorio Emanuele e Chiaia.


E‘ lungo l’elenco delle voragini e sprofondamenti che si sono verificati negli ultimi anni a Napoli, da Posillipo a Secondigliano, da Fuorigrotta al Vomero: Ospedale Incurabili (2019), Vicoletto Sn Carlo a Miradois, Ospedale del Mare (2021), Via Orsi, Secondigliano, Posillipo, Via Campagna (2023), Via Solimena, Via Morghen (2024). Si tratta, per la maggior parte dei casi, di cedimenti causati da infiltrazioni d’acqua, per perdite della rete idrica, ma soprattutto della rete fognaria in quanto, secondo fonti attendibili, sono decenni che non è stata effettuata alcuna manutenzione. A tutto questo si aggiungano i vuoti per lo scavo della metrò, come quello del 2013 quando, per lavori  sbagliati  della metrò, si ebbe il crollo di Palazzo Gulvara di Bovino alla Riviera di Chiaia. Dulcis in fundo (si fa per dire) a San Martino c’è uno spazio oscuro nel sottosuolo, oscuro perché si conosce poco dell’intero cammino dell’acqua che attraversa il sottosuolo.

(Marzo 2024)

NATALE SENZA LUMINARIE

A NAPOLI UN NATALE SENZA LUMINARIE

 

di Luigi Rezzuti

 


A Napoli il Natale ha un’atmosfera magica. I vicoli, le strade, i presepi, gli odori, le voci, le luci, le luminarie… vedere Napoli al buio per la prima volta al ponte dell’Immacolata, senza luminarie natalizie, è una brutta immagine che si accompagna alla totale assenza del governo della città. Perché non sono state messe le luminarie di Natale? Mancano i soldi? No, le casse comunali sono abbondanti, con tutti i turisti venuti a Napoli la tassa di soggiorno ha portato molto soldi che debbono essere impiegati proprio per l’immagine della città. Perché, allora, non è stata programmata a tempo l’installazione delle luminarie? Per mancanza di amore ed impegno per la città? ma forse non solo. Come mai il comune di Napoli non ha impiegato la somma cospicua messa a disposizione tempestivamente dalla camera di Commercio di Napoli? Perché non è stata fatta la gara di appalto per l’affidamento del servizio visto che la somma messa a disposizione era cospicua che lo imponeva? Corrisponde al vero che si è arrivati sotto sotto al Natale per non spendere quelle somme? Sono forse maldicenze, ma sta di farro che le luminarie non sono state installate. Se questo lo si poteva accettare quando si “friggeva il esce con l’acqua” per mancanza di soldi, ai tempi del “grasso che cola” tutto ciò è inaccettabile. Ma basta camminare per Napoli per rendersi conto di una città con un doppio volto, senza armonia ed anima: da una parte, i napoletani, il popolo, i turisti che sull’onda del riscatto di Napoli animano le strade, dall’altra parte un governo locale inesistente da ogni punto di vista dei servizi. E’ come un’orchestra sinfonica senza direttore d’orchestra. Chi l’ha visto il direttore? Ormai sembra una partita persa, il potere non è al servizio della città e del popolo. C’è buio a San Giacomo, come nelle strade di Napoli.

Adda passà ‘a nuttata, direbbe il Maestro.

(Dicembre 2023)

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