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I tram a vapore di Napoli   di Antonio La Gala   Nella seconda metà dell’Ottocento la locomozione a vapore nel settore delle ferrovie maggiori...
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Non mi piace il rococò   di Antonio La Gala   Un autore del Settecento, Pietro Napoli-Signorelli, commentando l’arte della sua epoca biasimava...
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Credenze napoletane (1) Riti e superstizioni   di Alfredo Imperatore   Se c’è una credenza che accomuna tutte le persone, nei vari angoli della...
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Miti napoletani di oggi.80 PIAZZALE TECCHIO   di Sergio Zazzera   Dopo via Cimarosa, tocca ora a piazzale Tecchio la sorte della pretesa (mitica,...
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Articoli

LUISA RANIERI

LUISA RANIERI ATTRICE

 

A cura di Luigi Rezzuti

 

Luisa Ranieri la conosciamo per essere una famosa attrice italiana.

Si è fatta le ossa da solo con molti anni di sacrificio ed è stata la protagonista di numerosi film e serie Tv.

Era il dicembre del 1973 quando Luisa Ranieri nasce a Napoli.

In molte occasioni l’attrice ha raccontato di avere avuto un’infanzia e un’adolescenza molto difficile. I suoi genitori si sono separati quando aveva solo otto anni, era un’adolescente e ha dovuto affrontare un percorso da uno psicologo. A solo otto anni ha dovuto affrontare la triste realtà della separazione dei genitori. Un evento che l’ha segnata nel profondo e che ha vissuto come unn abbandono da parte del padre.

Luisa Ranieri non ha alcun legame di parentela con il   cantante Massimo Ranieri che, tra le altre cose, usa uno pseudonimo, infatti il suo vero nome è Giovanni Calone.

Il suo papà biologico è morto quando aveva solo 24 anni e non lo aveva nemmeno conosciuto bene.

La carriera di Luisa Ranieri inizia intorno agli anni Duemila e nel corso di tutti questi anni non ha fatto altro che incassare un successo dietro l’altro.

La sua primissima apparizione ce l’ha al cinema nel 2001 in un filma di Pieraccioni intitolato “Il principe e il pirata”, in cui avrà un ruolo da protagonista. Subito dopo viene scelta da Antonioni per il film Eros nel capitolo intitolato “Il filo pericoloso delle cose” e nel 2007 la troviamo nella pellicola “SMS Sotto Smentite Spoglie” diretto da Vincenzo Salemme. Nel 2009, invece, sarà una delle protagoniste di “Gli amici del bar Margherita” di Pupi Avati.

Ma Luisa Ranieri non si accontenterà del grande schermo e lavora molto anche in televisione. Qui, avrà dei ruoli molto importanti soprattutto nelle fiction e serie Tv. Tra quelle più importanti troviamo “Cefalonia” del 2005, “Callas e Onassis” sempre nel 2005, “ O’ Professore” del 2008 e nello stesso anno compare in “Amiche Mie”.

Nel 2009 e 2010 tenta anche la strada del teatro e sarà la protagonista dello spettacolo “L’oro di Napoli”. Infine, nel 2021 la vediamo come figura principale della  miniserie  ”Le indagini di Lolita Lo Bosco”.

Luisa Ranieri è sposata con l’attore Luca Zingaretti, storico volto del Commissario Montalbano, con il quale è legata dal 2005- la coppia ha fatto il suo primo incontro sul set del film Cefalonia, quando l’attore stava uscendo dal suo divorzio con la prima moglie, Margherita D’Amico. I due attori si sono sposati in Sicilia, con rito civile, nel 2012 e hanno avuto due figlie.

(Marzo 2023 - Gli articoli vengono riprodotti quali ci sono pervenuti)

è il teatro

E' IL TEATRO, BELLEZZA!
 
 
 

(Maggio 2022)

Alighiero Noschese

Alighiero Noschese. Un artista dimenticato

 

di Luigi Rezzuti

 


Alighiero Noschese è nato a Napoli, in via Palizzi, al Vomero, il 25 novembre del 1932 ed è morto il 3 dicembre del 1979, all’età di 47 anni.

Riposa, per sua volontà, nel cimitero di San Giorgio a Cremano.

La città di Roma gli ha dedicato una strada, come ha fatto il Comune di San Giorgio a Cremano, sia a lui che a Troisi.

La proposta di intitolargli una strada a Napoli fu indirizzata a Palazzo San Giacomo, in occasione dell’anniversario della morte dell’artista.

Dopo questa richiesta la commissione toponomastica, nel corso di una riunione, approvò la proposta di intitolare una strada ad Alighiero Noschese, da individuare preferibilmente nella zona collinare della città.

Da allora, sono trascorsi molti anni e, nonostante l’individuazione della strada, cui  era connessa  l’installazione della lapide con l’intitolazione, non si è saputo più nulla.

Noschese ha frequentato il liceo Pontano e, dopo essersi diplomato, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza, ove fu allievo, tra gli altri, di  Giovanni Leone, il quale, venuto a conoscenza del fatto che quel giovane studente eseguiva magistralmente la sua imitazione, gli chiese di ascoltarla.

Si narra che Noschese avesse sostenuto due esami orali, filosofia del diritto e diritto ecclesiastico, parlando con la voce di Amedeo Nazzari, al primo esame, e con quella di Totò, al secondo.

Dopo aver tentato, senza fortuna, la carriera di giornalista, fu assunto nel giornale radio della Rai.

Negli anni Cinquanta entrò a far parte della Compagnia di Prosa della Rai, alternando l’attività di attore a quella di imitatore.

Garinei e Giovannini gli affidarono alcuni spettacoli come “Caccia al tesoro”, “Scanzonatissima”.

In questi due spettacoli Noschese sperimentò, per la prima volta, l’imitazione di personaggi politici e, paradossalmente, parve non destare irritazione tra i politici imitati, quali Ugo la Malfa, Giovanni Leone e Giulio Andreotti, anzi essi sembravano rallegrarsi per l’effetto di maggior visibilità che si andava creando intorno a loro, grazie a Noschese.

Le cronache raccontano che la madre di Giulio Andreotti avesse visto alla televisione un’imitazione del figlio da parte di Alighiero Noschese così ben riuscita da non accorgersi della finzione, tanto da telefonare al figlio per rimproverarlo: “Ma come ti è venuto in mente di andare a cantare in televisione?”.

La consacrazione avvenne nel 1969 con la partecipazione al varietà televisivo del sabato sera “Doppia Coppia”.

Da quel momento, a detta dello stesso Noschese, pare che molti personaggi della TV, come Mario Pastore, Ruggiero Orlando, Tito Stagno, Ugo Zatterin e della politica gli abbiano espressamente chiesto di essere imitati, sia per acquistare maggior visibilità sia per non essere considerati come personaggi di secondo piano.

L’ultimo programma televisivo cui partecipò “Ma che sera”, condotto da Raffaella Carrà nel 1978, avrebbe dovuto segnare il suo rientro dopo quattro anni di silenzio.

La mattina del 3 dicembre 1979, a 47 anni, Noschese si tolse la vita sparandosi un colpo di pistola alla tempia, nella cappella del giardino della clinica romana Villa Stuart, dove era ricoverato.

Secondo una versione, Noschese, per scherzo, avrebbe simulato al telefono la voce del neurologo che lo aveva in cura, chiamando l’internista, per chiedergli i risultati degli esami clinici e così avrebbe appreso dal sanitario di essere affetto da un cancro inguaribile, che lo destinava a morte imminente.

Alighiero Noschese riposa nel cimitero di San Giorgio a Cremano, in una cappella  polverosa,  transennata, con l’intonaco pericolante ed invasa da calcinacci.

Lo’hanno dimenticato. Che peccato! - si rammarica il fioraio di fronte al cimitero – La gente viene a visitarlo, ci chiede dove è la tomba. Eccola: c’è una lucina accesa e un geranio appassito”.

(Gennaio 2021)

LUCIA CASSINI

LUCIA CASSINI

 

di Luigi Rezzuti

 


Lucia Cassini è nata il 4 maggio del 1951. Ha avuto un grande successo negli anni ’70. Molte le sue popolari collaborazioni, fra le altre ricordiamo quelle con Carlo Dapporto, Walter Chiari, Leo Gullotta.

Guidata da Angelo Fusco, Dino Verde, Castellacci e Pigngitore, ha girato più di 30 film, varie serie TV e Fction.

Lucia è detta anche la Totò in gonnella, ha ricevuto premi e riconoscimenti fino al “tormentone” degli anni ’80 “Balla Concetta”.

È una napoletana doc, una napoletana verace, nata a piazza del Gesù.

Si racconta così: Ero una bambina molto curiosa e dal balconcino di casa osservavo il passeggio e imitavo le persone, da quella esperienza è nata la mia passione per il    teatro.

Mio nonno, che era la prima tromba del San Carlo e anche procuratore generale del Banco di,Roma, mi portava  a via Toledo a comprare i giocattoli però io volevo gli strumenti musicali. A otto anni cantavo al Bar “Caprice” (caffetteria storica di Napoli) e come ricompensa avevo un babà. Cantavo le canzoni di Nino Taranto e facevo indigestione del mio amato dolce. A 9 anni divenni “Enfant Prodige” in Rai, dove fui scelta per esibirmi nella trasmissione “Piccolo Mondo” condotta da Silvio Noto. Al pianoforte c’era il grande Roberto De Simone, che ci ha cresciuti un po' tutti. A 12 anni incominciai a fare i Concerti dal vivo, le famose “piazze”, cantavo in napoletano, in francese, in spagnolo, in inglese. Ho fatto l’avanspettacolo e a 14 anni sono stata a Castrocaro con Ravera, ho inciso molti dischi, insomma ho fatto tanta gavetta prima di diventare “Lucia Cassini”. Ho nostalgia di Fellini, con il quale ho lavorato, mi mancano Oreste Lionello e Gianfranco D’Angelo, con i quali ho fatto “Il Bagaglino”, poi Pingitore, che mi ha diretto, Nino Taranto e Totò, Vittorio De Sica, col quale ho girato uno dei miei primi film, Massimo Troisi, Riccardo Pazzaglia e, Marcello Mastroianni con cui ho fatto un film. Ho nostalgia anche degli attori di oggi con i quali, a causa della pandemia, ho momentaneamente interrotto le collaborazioni, come Enzo De Caro, Tullio De Piscopo, Giacomo Rizzo, Gino Rivieccio. Qualche anno fa (nel 2018) ho subito un’operazione e nel percorso ospedaliero ho ideato un romanzo che ho chiamato “Ischia forever” da cui è nata una Fiction che ho momentaneamente interrotta per il covid. Intanto ne ho tratto un libro che ho dedicato a Carlo Croccolo che nella fiction faceva mio padre. Appena possibile riprendo le presentazioni a cui ho legato uno spettacolo che porterò nei teatri italiani, finirò la fiction e mi dedicherò ad un altro spettacolo dal titolo “Da Sanremo canta Napoli”, dove lancerò tanti giovani. In questi giorni sto ricevendo tanti premi alla Carriera e sto scrivendo anche un nuovo libro in preparazione alla grande festa per i miei 50 anni di carriera dove ricorderò Enzo Cannavale, Mario Merola, Pietro De Vico e tanti altri che voglio far conoscere soprattutto ai giovani per promuovere la nostra Arte napoletana”.ualche anno fa 8Nel       

Tanti auguri, cara amica, ancora oggi nel mio cuore.

(Ottobre 2021)

EDUARDO DOPO EDUARDO

EDUARDO DOPO EDUARDO

 

di Sergio Zazzera

 


Durante la sua vita, Eduardo de Filippo concesse i diritti di rappresentazione dei suoi testi teatrali soltanto a compagnie amatoriali e questa sua politica fu fatta proseguire dal figlio Luca: evidentemente, in questo modo si intendeva evitare diversi rischi, da quello di una modalità di recitazione che potesse competere, in qualche modo, con quella del Maestro, fino a quella di forme prevaricatorie di regìa.

Poco per volta, i cordoni di questa politica si allargarono e i risultati furono, per lo più, positivi: Questi fantasmi, Non ti pago e Sabato, domenica e lunedì, messi in scena, rispettivamente, da Carlo Giuffrè, Tullio del Matto e Toni Servillo, furono rappresentati con un rispetto del testo pari a quello che Eduardo imponeva a sé stesso e pretendeva dai suoi attori.

Con l’avvento della terza generazione (o quarta, se consideriamo anche Eduardo Scarpetta), poi, le commedie di Eduardo sono approdate anche alla cinematografia (ma c’era già stato Matrimonio all’italiana – da Filumena Marturano – di Vittorio de Sica, nel 1964). Negli ultimi tempi, in particolare, sono state trasposte in linguaggio cinematografico Il sindaco del rione Sanità e Natale in casa Cupiello, per la regìa, rispettivamente, di Mario Martone e di Edoardo de Angelis; ed è proprio su queste due realizzazioni che vorrei intrattenermi brevemente.

Ho letto, infatti, critiche esaltanti, rivolte al primo di tali lavori, e, viceversa, svilenti, relativamente al secondo; critiche che (da spettatore, beninteso, non da critico) non condivido.

Martone, infatti, ha trasposto il testo eduardiano dall’originaria Napoli dei guappi – quella della prima metà del secolo scorso: la commedia è del 1960 – a quella odierna della criminalità organizzata di tipo camorristico. È vero, si tratta di due modalità diverse di configurazione del medesimo fenomeno-camorra, ma il loro rispettivo modo di esprimersi è differente: la violenza costituiva per il primo una manifestazione soltanto episodicamente estrema e limitata per lo più al proprio interno, mentre per il secondo essa è divenuta la regola e si esprime con pari frequenza e intensità anche all’esterno. Dunque, stridono le battute dell’Antonio Barracano-prima maniera, dure ma, tutto sommato, bonarie, sulla bocca di un vero e proprio capo di criminalità organizzata, qual è l’Antonio Barracano-seconda maniera.

Del lavoro di de Angelis, poi, è stata criticata la scelta per la parte di Luca di Sergio Castellitto, non napoletano; una scelta, tuttavia, che credo possa essere perdonata (pronuncia del napoletano a parte), a fronte del rispetto del testo, che ha fatto aleggiare anche qui l’aura eduardiana.

In definitiva e sempre dall’ottica dello spettatore: credo che, nella messa in scena di lavori teatrali, cinematografici, lirici e quant’altro, il regista debba essere consapevole che il suo ruolo dev’essere quello di coordinare l’impegno delle varie componenti in scena, nei loro rispettivi ruoli, verso la rappresentazione di ciò che l’autore ha inteso offrire al pubblico. Altrimenti, ci toccherà continuare ad assistere a spettacoli sancarliani, come la Cavalleria rusticana, funestata dalla presenza costante sulla scena del regista, impegnato ad andare avanti e indietro o, addirittura, a gettare manciate di petali agli spettatori, o come la Luisa Miller in forma di sceneggiata, alla maniera di Isso, essa e ‘o malamente, con tanto di protagonista pistolero. E che il cielo ce la mandi buona.

(Dicembre 2020)

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