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Miti napoletani di oggi.70

LE “PARENTI DI SAN GENNARO”

 

di Sergio Zazzera

 

Per “totem” – giova ribadirlo – s’intende l’animale, la pianta o quant’altro, cui si riconnetta il divieto di cibarsene (c.d. “tabu”), fatta eccezione per la circostanza temporale in cui ciò sia consentito (c.d. “pasto totemico”). Va da sé, poi, che oggi, che il “cotto” levistraussiano (vale a dire, la cultura) ha sopravanzato il “crudo” (vale a dire, la natura), all’idea di cibarsi del totem ben può essere sostituita quella di sottrarsi a un più ampio e generalizzato dovere morale di rispettarlo.


Un fenomeno significativo, in tal senso, è quello che si verifica nelle modalità del culto che le c.dd. “parenti” tributano a san Gennaro, che, venerato da loro per l’intero anno, è atto oggetto, viceversa, da parte di loro stesse d’invettive violente – la più soft delle quali è faccia gialluta –, nelle occasioni nelle quali il prodigio della fusione del suo sangue tardi a verificarsi. C’è quasi da pensare che, qualora fosse possibile, queste donne non esiterebbero, addirittura, a divorare il santo.

Alla figura del totem, poi, si riconnette sempre un mito, che nella specie consiste nell’idea che quelle imprecazioni possano indurre il santo ad accelerare il compimento di quel prodigio, senza nemmeno porsi il problema della loro valenza quasi sacrilega.

(Marzo 2019)

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