La tarantina - L’ultimo femminiello
di Luigi Rezzuti
Fu cacciato di casa all’età di nove anni e la sua unica scuola fu il marciapiede.
Per le strade della Roma bene guadagnava poco più di centocinquanta lire e girava spesso con Fellini, che non credeva che fosse un uomo, fino a quando la Tarantina non gli fece vedere il suo membro, e ancora con Moravia, che egli definisce “un gran cafone”, con Parisi, amico storico di Moravia, “una persona meravigliosa”, con Laura Botti “una pazza, bonariamente parlando.”
Tra gli altri suoi amici, anche Marina Ripa di Meana, “una gran bellissima donna.”
La Tarantina è stata la “musa” della scandalosa pittrice, Novella Parigini, ma posava anche per altri artisti, all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Oggi Carmelo Cosma, alias la Tarantina, l’ultimo “femminiello” rimasto, ha 82 anni, vive di una pensione minima e di “Tombolate scostumate” ai Quartieri Spagnoli di Napoli, un dedalo di vicoli e stradine, abbarbicate tra via Roma e Corso Vittorio Emanuele, da sempre rifugio delle prostitute e dei “femminielli”.
Quello dei femminielli è un fenomeno particolarissimo e tutto napoletano, un fenomeno ormai al tramonto, almeno nelle forme folkloristiche del passato.
Uno degli ultimi femminielli, che potete ancora incontrare a Napoli, è proprio la Tarantina (al secolo, come si è appena detto, Carmelo Cosma, nato il 22 marzo del 1936). Lo potete incontrare fuori alla sua abitazione, mentre sorseggia il caffè al mattino, insieme agli altri abitanti del vicolo, o mente passeggia per via Toledo, con gli amici.
Oppure capita che lo incontriate seguito da una troupe televisiva, magari straniera, incuriosita da quel che è il fenomeno dei femminielli.
Da qualche mese è possibile saperne di più sulla Tarantina, grazie ad un film documentario, realizzato dal regista Fortunato Calvino e prodotto dall’Università degli studi di Napoli “Federico II”. Si tratta di un documentario, che Fortunato Calvino dedica alla vita di questo personaggio e che racconta del suo arrivo a Napoli, del suo avvio alla prostituzione, delle retate e delle botte prese dalla polizia e poi della vita a Roma, con tanti protagonisti di quei fantastici anni ’50.
Oggi la Tarantina, quasi ottantenne è una figura storico-popolare, ancora lucida e vivace nel mettere insieme le tessere della sua vita rocambolesca, dei suoi amori appassionati ma quasi mai duraturi, della sua generosa gioia di vivere.
Di lei/lui si sono interessati la scrittrice Gabriella Romano in “Tarantina e la sua “dolce vita”, un racconto/biografia della Tarantina, corredato da alcune strepitose foto di repertorio del femminiello, da giovane.
La letteratura napoletana è piena di femminielli. Basti pensare a Giuseppe Patroni Griffi, con il personaggio di Rosalinda Sprint in “Scende giù per Toledo” o ad Annibale Ruccello, con la sua Jennifer, protagonista del dramma “Le cinque rose”, fino ad arrivare ai casi recentissimi di Maurizio De Giovanni, che introduce il personaggio di Bambinella nel romanzo “Il posto di ognuno”, o di Antonella Ossorio che, nel romanzo “La Mammana”, crea il personaggio di Lucina, femminiello e madre amorevole, coraggiosissima eroina nella Napoli feroce e popolare della metà del 1800.
Ma non solo. Tra l’altro, la Tarantina sarà al Teatro Off di Roma dal 27 al 31 marzo e dice: “Mi racconterò in tre atti: nella prima parte verrà mostrata una parte del mio documentario, girato e diretto da Fortunato Calvino, nella seconda ci sarò io, fisicamente, dove racconterò cose belle, brutte e aneddoti sulla mia vita, mentre nella terza, con il pubblico in sala farò la “Tombola scostumata”. Però – conclude – non provate a darmi della trans o gay, io sono un femminiello. Questi nomignoli, non fanno altro che generare distacco, discriminazioni e nuove e inutili etichette”.
(Marzo 2019)