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Parlando di chi è poeta

 

di Romano Rizzo (13)

 

Spesso mi sono chiesto che cosa ha di diverso dagli altri chi scrive poesie o ama profondamente questa arte.

Secondo me, in primo luogo, ha - o dovrebbe avere - una spiccata sensibilità e una grande capacità di cogliere e fare propri tutti i messaggi che la vita e il mondo gli propongono. Certo dovrebbe anche avere la capacità di trasmettere agli altri quello che sente, senza  dilungarsi troppo,  anche con pochi suggestivi e significativi accenni, nonché di saper immaginare tutto quello che un altro sentirebbe nelle situazioni da lui immaginate o tratteggiate.

Questo può essere considerato un primo punto…Però è ovvio che non può bastare. A parer mio, il poeta, o anche soltanto chi ama la poesia, deve avere l’animo di un sognatore e può spesso essere un uomo che non poco ha sofferto, che non si trova a proprio agio nel mondo attuale e cerca di crearsene uno diverso e migliore, lasciando volare la fantasia.

Se vogliamo, sia pure in modi diversi, il poeta è sempre un ribelle…uno che non è capace di accettare il tran-tran quotidiano, vi si oppone, lo rifiuta e cerca di combatterlo o apertamente con scritti di protesta o rintanandosi, in silenzio, nel suo studiolo, per lasciarsi cullare da un sogno magnifico, quale quello che può offrirci la vera Poesia. A questo va aggiunto che, per fare una disamina un po’ più completa, bisogna sicuramente tenere ben distinti, tra i poeti,  coloro che amano sempre e soltanto le loro opere e quelli, invece, che amano  profondamente e sanno apprezzare la vera Poesia, da chiunque sia stata scritta.

I primi, in genere, sono degli autodidatt, che leggono o hanno letto poco (Tra loro c’è anche chi si vanta di non aver mai letto i classici e dichiara di non volerli leggere perché non vuole che influenzino l’originalità del suo dire !!!).

In verità, anche nell’ambito della seconda categoria, una distinzione andrebbe fatta tra quanti operano o hanno operato per favorire la diffusione della poesia e quanti nulla fanno, ma si limitano o si sono limitati a sfruttare i canali di diffusione esistenti e a goderne i vantaggi..

In altre parole c’è chi organizza incontri poetici, riunioni, antologie, ricerca ed incoraggia nuovi autori e chi, invece, pur amando molto la Poesia, estrinseca il suo amore solo arricchendo sempre più la sua biblioteca. Non v’è dubbio che, guardando i classici del passato, dobbiamo ritenere meritevole di ammirazione il comportamento di Rocco, De Mura, E. A. Mario, Tolino, Cerino e pochi altri, mentre tanti altri, troppi, anche di gran nome, come Viviani, Di Giacomo, Russo, nulla hanno fatto perché, forse, non hanno potuto o perché non lo hanno ritenuto proficuo o necessario.

È da segnalare che alcuni, tra i primi citati, hanno anche provveduto a curare la stampa di raccolte di poesie di colleghi e discepoli, prematuramente scomparsi.

Non ci resta che sperare che, in futuro, il gruppo di cultori di questa nobile arte, votati al mecenatismo, non si estingua del tutto e che fioriscano, invece, sempre più quelle iniziative che valgano ad avvicinare i giovani di oggi alla grande Poesia e alla tradizione.

Solo così questo nostro amore potrà rifiorire, non morire mai ma, al contrario, rinascere ogni giorno a nuova vita.

(Marzo 2019)