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Il Mistero di Antignano

 

di Antonio La Gala

 

Non si tratta di un giallo, ma di una famosa processione che a Pasqua, da secoli, si celebra al Vomero, nota anche come “Mistero di Pasqua” perché l’espressione “Mistero” indica il senso teologico della Resurrezione pasquale. S. Paolo definiva “Mistero” la Resurrezione perché evento concreto, certo, ma che la sola capacità  umana non può abbracciare: un evento misterioso, un “Mistero”.

Ḕ una festa antichissima: uno scritto del 1844 la fa risalire ai tempi di Carlo d’Angiò, ma ne esiste documentazione certa solo dalla metà del Settecento.

Nella festa  si rappresenta l’incontro fra la Madonna e Gesù Risorto.

I personaggi (Gesù Risorto, la Madonna, la Maddalena, l’apostolo Giovanni), sono raffigurati da statue di legno o di cartapesta del Sei-Settecento, portate a spalla da due cortei. Queste statue sono conservate durante l’anno nella Chiesa della Congrega del Rosario (complesso di Santa Maria la Libera).

A Pasqua, di buon mattino, dalla Congrega del Rosario, parte un corteo festoso che velocemente porta la statua di Gesù nella Congrega del Soccorso all’Arenella, percorrendo la vecchia e storica strada che congiunge il Vomero Vecchio con Antignano e, proseguendo, con l’Arenella. Da qui la statua di Gesù, dopo una cerimonia nella Chiesa, viene nascosta in un vicoletto vicino Antignano. Nel frattempo, dalla Congrega del Rosario, parte un secondo corteo che porta le statue degli altri tre Personaggi sacri. La Madonna è avvolta in un lungo velo nero. Arrivati ad Antignano, si fanno rappresentare a Giovanni e alla Maddalena, su invito della Madonna, tentativi di trovare Gesù Risorto, il cui corteo alla fine irrompe festoso in Largo Antignano: nell’incontro con il Figlio, il velo nero della Madonna cade, sostituito da una veste bianca e liberando uccelli in volo: a questo punto esplode l’entusiasmo fragoroso di tutti i presenti, corredato di spari; i due cortei si fondono e festosi percorrono, con tutte e quattro le statue, le principali vie del Vomero.

La festa in passato era malvista da più parti per gli aspetti più popolari ricchi d’intemperanza. Resoconti dell'Ottocento presentano la festa come una chiassosa kermesse popolare con pretesto religioso, ma con scopo finale mangereccio, testimoniato dalla presenza di molti “chianchiere” (macellai n.d.r.) e “crapettare. L’entusiasmo forse degenerava. Interessante la notazione di un forestiero, non avvezzo alla “trasgressione” nostrana, anche allora generalizzata, abituale e tollerata: vedendo alcuni cacciatori sparare contro gli uccelli che svolazzavano –"sebbene ciò fosse interdetto dalla poliza" - si meravigliava grandemente che i cacciatori facevano liberamente un qualcosa ”interdetto dalla polizia”.

Nel 1873 il Delegato di Pubblica Sicurezza del Villaggio Vomero chiedeva al Questore di vietare la manifestazione per timore di turbamento dell’ordine pubblico. Tuttavia la festa la ritroviamo ancora nei decenni successivi. Nel Novecento la manifestazione era criticata come residuo di usanze da dimenticare. Sarà poi l’appannamento generalizzato delle tradizioni a far scomparire la processione, nel 1967, per riprenderla nel 1993, ma in forme inevitabilmente diverse da quelle sopra descritte.

Fra le manifestazioni molto simili a quella del Vomero che a Pasqua si svolgono un po’ dovunque, ricordiamo quella di Sulmona e quella di Forio.

(Aprile 2019) 

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