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Chiesa della Madonna Assunta in via San Giacomo dei Capri    di Antonio La Gala   Nel 1962 le suore Passioniste che erano allocate nelle stanzette...
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Il tempo del vino e delle rose Caffè letterario piazza Dante 44/45, Napoli Info 081 014 5940   Parafrasando Seneca, laddove c’è umanità ci può essere...
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In campeggio ad Ischia   di Luigi Rezzuti   Avevo diciotto anni e da diciassette, ogni anno, durante l’estate, andavo a villeggiare ad Ischia con la...
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Per la dipartita di Marta Rezzuti   di Marisa Pumpo Pica   È venuta a mancare all'affetto dei suoi cari Marta Rezzuti, sorella di Luigi, direttore...
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Lo stile “floreale”   di Antonio La Gala   Nell'intera Europa, a partire dagli ultimi due decenni dell’Ottocento, e poi nel primo Novecento, più o...
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Nuovo centro sportivo e nuovo stadio   di Luigi Rezzzuti   Aurelio De Laurentiis lo ha più volte dichiarato: il centro di Castel Volturno non...
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Miti napoletani di oggi.89 “THE PASSENGER”   di Sergio Zazzera   Vi fu un tempo in cui il concetto di “Guida” evocava immediatamente il Baedeker –...
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I Gesuiti a Napoli   di Antonio La Gala   I Gesuiti dopo il 1767 ebbero una vita difficile in Europa, dopo che molti stati europei iniziarono a...
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IN UN PAESINO SPERDUTO DI MONTAGNA   di Luigi Rezzuti   Quello che sto per raccontare non esce da una bella penna di un autore di storie romantiche,...
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IL ROMANZO DELLA FINE DI UN REGNO   di Sergio Zazzera   Della nutrita comunità svizzera vissuta a Napoli nel secondo periodo della monarchia...
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Spigolature

 

di Luciano Scateni

 

Chi si arricchisce con la fornitura di armi al terrorismo?

Non si ha notizia di inchieste giornalistiche sulla fornitura di armi usate dai terroristi, che hanno insanguinato il mondo con feroci attentati e contrastato militarmente gli attacchi per combatterli. Di sicuro c’è che l’Islam non ne produce; che sono fucili, mitragliatrici, mine, cannoni; che qualcuno si è arricchito con il commercio clandestino e che molto probabilmente si tratta di aziende occidentali, degli stessi Paesi presi di mira dal fanatismo sanguinario dell’Isis. Suggeriamo il tema, scottante come e più di tanti altri affrontati dalla Gabanelli e dai suoi eredi, ai coraggiosi redattori di Report o ai responsabili dell’Espresso, ultimo periodico nazionale che fa giornalismo d’inchiesta.

I geni sono geni e si trasmettono di generazione in generazione.

Talvolta ne “saltano” una, per ripresentarsi nelle successive. E’ il caso di Giulio Cesare Mussolini (il doppio nome ‘Giulio Cesare’ è tutto un programma), pronipote del duce, distratto dall’incarico di dirigente Finmeccanica, dopo aver militato in marina come ufficiale. La ducessa Giorgia Meloni, in un suo impeto, solo un po’ mascherato, di fascista prestata alla politica, lo ha scovato, forse con una ricerca su Google, e lo ha cooptato perché si candidi con Fratelli d’Italia alle prossime europee. L’evento è immortalato in un video. I due soggetti hanno alle spalle, non a caso, la scalinata del Palazzo della Civiltà Italiana dell’Eur, costruita nel Ventennio. Casa Pound, Forza Nuova e altri esponenti della destra estrema non hanno ancora commentato l’exploit della Meloni, ma avranno certamente salutato l’ingaggio del Mussolini anni tremila con il braccio alzato e un sonoro “Eia, eia, alalà”. La prossima tappa? Un selfie di Meloni, Salvini, Mussolini, da pubblicare come manifesto elettorale. La ducessa: “Sono fiera di candidarlo”.

Alle spalle un storia esemplare

scritta dai vertici e da quanti hanno indossato la divisa di semplice carabiniere, accolto nella grande comunità dell’Arma solo se esente da ombre nella vita personale, familiare e di precedenti generazioni. I carabinieri sono stati a lungo estranei a comportamenti disonorevoli, diffusi in altri ambiti delle forze dell’ordine, ad episodi di corruzione e deviazione dalla correttezza nello svolgimento dei rispettivi ruoli. Purtroppo, le stagioni del degrado di una società malata, segnata dal dilagare del malaffare, della colpevole promiscuità con molteplici segmenti dell’illegalità, hanno coinvolto anche i carabinieri, seppure in casi eccezionali. La tragica vicenda del giovane Cucchi, torturato e ucciso, ha rivelato un caso gravissimo di brutalità in suo danno e, peggio, l’omertà nei confronti dei carabinieri responsabili di quadri intermedi dell’Arma e perfino nelle alte sfere. L’odissea, vissuta dalla famiglia del ragazzo ucciso, in particolare dalla sorella, che non si è mai arresa di fronte a reticenze, omissioni, menzogne dei carabinieri, si è trascinata senza esito per anni. Finalmente tutto questo è franato ed è merito della famiglia di Stefano Cucchi, ma in questo prologo di un finale finalmente giusto, anche del generale comandante dell’Arma Nistri, deciso ad accertare la verità sul caso, a individuare le responsabilità di carabinieri e ufficiali, per punirli senza ombra di clemenza e a costituirsi parte civile. In quattro pagine, Nistri risponde con parole nobili, di vicinanza non formale alla famiglia, a un post di Ilaria Cucchi, che, a sua volta replica “Mi si scalda il cuore. Finalmente non mi sento più sola”.

Per sdrammatizzare

L’arcivescovo di Malta celebra messa e al momento di bere il vino, simbolo del sangue di Gesù, bisbiglia sbalordito all’orecchio del prete che lo affianca un inequivocabile “ma è wisky”. Il parroco della chiesa in questione lo beve abitualmente al momento della celebrazione eucaristica e, nella circostanza, ha dimenticato di sostituirlo con il vino? La Chiesa non finisce mai di svelare singolari retroscena.

(Aprile 2019)

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