Livia Carandente, Quanti figli hai? Quando l’attesa di un bebè dura più di nove mesi (Tau Editrice)
di Luciana Alboreto
A come Amore. Amore come filo conduttore di una narrazione di sottile introspezione psicologica che motiva la giovane giornalista napoletana, Livia Carandente, a coinvolgere, attraverso la protagonista del testo, la platea dei lettori sui sentimenti più intimi e delicati, vissuti nella ricerca della maternità. Maternità sospirata e attesa, quella complessa da concretizzarsi per ostacoli di salute fisica, anche se non sempre insormontabili, ai quali sopraggiungono momenti amari e imbarazzanti, per la sgradevole e urticante invadenza di coloro che, con scarsa intelligenza e sensibilità, interagiscono con chi è già provato dall’insuccesso di una gravidanza naturale. Come gestire il disagio fisico, causato dalla diagnostica medica, con lo scoramento per gli esiti destabilizzanti, insieme alle inevitabili manifestazioni psicosomatiche, che si esprimono nelle sequele di questo iter? La risposta che, con coraggio, fornisce l’autrice conduce verso una direzione di senso invincibile, nella misura in cui l’Amore diventa il fine ultimo da perseguire in queste comuni e frequenti vicende umane. Emergerà il temperamento forte della protagonista, ironico nella sua capacità di sdrammatizzare e ridimensionare i toni, mentre si farà strada, imperiosa, la sua volontà di abbandonarsi ad un atto di Fede che, solo, può rischiarare la strada che ricondurrà all’equilibrio e alla serenità. Sarà caldeggiare, con amore incondizionato, la prospettiva di un’adozione, sarà credere fortemente nella sacralità del legame con il compagno di vita, sarà l’essersi resa feconda della Grazia di Dio Padre nell’accettarsi come tassello di un Disegno imperscrutabile, compiendo in esso una Volontà prestabilita, che le daranno forza di intraprendere un cammino nuovo. E questo è l’atto di Amore che matura, elevandosi nell’animo di una donna, attraverso il dolore. È questo il momento in cui si riesce a perdonare per le invadenze inopportune subite. È questo lo spiraglio di luce che ti fa andare avanti, senza volgerti mai indietro. La maternità, quella vera, sarà così davvero realizzata e gratificata nella sua pienezza.
(Ottobre 2019)