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I giorni di Jacques, di Curzia Ferrari

 

di Luigi Alviggi

 

 

Nel 1987 l’arcivescovo di Parigi, cardinale Lustiger, postula, con i frati salesiani, la beatificazione di Jacques Fresh, detto Zou, nato a Parigi nell’aprile 1930 e ghigliottinato a La Santé il primo ottobre del 1957. L’Autrice ne ripercorre le tappe di vita. A scuola va male, crescendo prova droghe con gli amici Louis e Pierrette. Il padre lo avvia nella propria banca per un grande avvenire ma lui ruba. Senza lavoro, giunge la chiamata per il servizio militare. Con Pierrette, sua ragazza, Zou tira avanti con lettere senza che li leghi un nucleo forte. Rimane incinta. Il padre, Leopold Polack, è un industriale del carbone, la moglie Marinette, colpita dal giovane, vorrebbe un sentimento stabile. Leopold, intuito lo stampo, chiede per interesse che la figlia lo sposi e poi divorzi. Ma Jacques è un sognatore e tale rimarrà per sempre con il fascino della Polinesia in mente. Quanto non si possiede diventa un posto ideale anche se paragonato al pur cospicuo che si ha.

Nei sogni può assaporare tutto, non si capirà mai e resterà sfasato per l’intera vita. Addirittura è più innamorato della madre di Pierrette che di lei, avranno però una figlia, Veronique. Un fiume di denaro continua a scorrergli tra le mani. Prima quelli del padre, poi quelli del suocero che lo ha inserito  in azienda. Le scarse capacità lo scompenseranno ancor più. Se la cava solo con le donne, riservando loro amori passeggeri. Situazione complicata anche dall’odio delle consuocere, Fresh e Polack, ebrea la seconda come Minou, il nome dato da Zou alla sposa. I conflitti familiari prima o poi sanno diventare devastanti. La Ferrari pennella il protagonista: “Soffrendo di irrealtà, vive in ogni casa come uno straniero – mezzo artista e mezzo mentecatto.”

L’incontro occasionale con un’ingenua fanciulla, Thérèse, gli darà un altro figlio, Gérard, rifiutato dai genitori alla nascita. Per più di quarant’anni sarà respinto anche dalla famiglia Fresh, pur riuscendo a diventare un maestro di musica. La madre gli si negherà anche da anziana. Jacques ruba anche al suocero e molto. Di nuovo licenziato, sfruttando il cognome, fonda una società carbonifera che in breve fallisce. Dirà quando tutto è perduto: “Ero provvisto allo stato embrionale di alcune possibilità d'esse­re felice”.

Sogna il battello che lo porterà lontano, nel paradiso che accarezza dall’adolescenza. Gli serve per questo molto denaro e niente può fermarlo. Arriva il tetro giorno di febbraio. Amici ancor più tetri gli mettono in tasca una pistola per una rapina a un conoscente del padre. Per un’inezia gli va male e fugge. La polizia è messa sulle tracce dagli stessi complici “amici”. La ciliegina sulla torta la pone con il maggiore errore della vita. Uscendo da un palazzo in cui si credeva al sicuro, trova un poliziotto ad attenderlo e gli spara. Il piombo uccide l’uomo e travolge l’ottuso artefice. Il suo passato,il suo futuro, tutto resta sbriciolato!

Curzia Ferrari, milanese, giornalista, poetessa e scrittrice, predilige l’affondo nella psiche del protagonista, uomo mai cresciuto. Il libro avvince quanto e più di un thriller e gli va dato il merito di una prosa quanto mai limpida. Tagli psicologici affollano le pagine ricostruendo la deforme personalità di Zou. Si parla di eventi reali e c’è da notare che anche molti soggetti, suoi compagni nel breve percorso, sono assai scompensati dalle tempeste della vita, a peggiorare il tutto.

Curata l’esposizione dell’evoluzione di Jacques durante i due anni in carcere prima dell’esecuzione, costruita con un certosino lavoro d’indagine sulle tantissime lettere, scritte dal recluso, e sul “Giornale intimo”, dedicato alla figlia, pubblicato postumo e che venderà un milione di copie. La stentata conversione all’uomo diverso muove verso spazi che lo avvicinano alla religione, lasciandolo smarrito. Il padre, Georges, ex collaborazionista nazista, ora va a trovarlo ogni settimana e gli manda un vaglia. La madre, Marthe, si occupa della moglie e della bimba. Oltre Baudet - l’avvocato difensore -, padre Thomas - un antico amico batterista, ora monaco benedettino -, il domenicano Devoyod che salirà con lui sulla ghigliottina, saranno le due Santa Teresa – d’Avila e di Lisieux – a guidarlo verso una radicale rinascita spirituale. Il processo di soli tre giorni, in tutto fissato da un’opinione pubblica giustizialista, l’avvierà alla ghigliottina.

Al termine del libro l’idea sull’uomo è ambigua, di certo un soggetto che non ha saputo trovare un equilibrio. Passate le tempeste giovanili, il periodo della fuga gauguiniana prende il sopravvento. È per questo motivo che commetterà lo stupido omicidio, sparando quando è in trappola e il precedente reato avrebbe inflitto una pena molto minore. Poi, nella solitudine della cella, la rotta devia vistosamente e iniziano le fantasie mistiche. Aiutato dalle figure citate, sente l’animo trasformarsi e, con l’immagine della Vergine Maria e delle due Santa Teresa incollate alle pareti, si volge a mete ultraterrene. Sposerà religiosamente Pierrette. L’uomo che salirà al patibolo è qualcuno che ha cumulato diverse vite e si sente attratto da quanto non è mai riuscito a trovare. La mescolanza tra fiaba, sogno e realtà volge all’acme. Per penetrare il complesso calvario di un’anima, questo libro è la lettura indicata.                                                               

Curzia  Ferrari: I giorni di Jacques

Ares, 2019 – pp. 208 - € 15,00

(Aprile 2020)