L’ufficiale tedesco
Anche loro, a volte, hanno avuto un cuore
di Luigi Rezzuti
Eravamo ancora in piena guerra e in pieno inverno. Era il dicembre del 1943.
Una rigida mattinata d’inverno. Due donne e una bambina di tre anni camminano alla volta di Caivano, periferia di Napoli.
La giovane ha in testa una cesta e in braccio la sua piccola di tre anni, che piange.
La nonna le segue, a breve distanza, anch’ella con una cesta sul capo, dove hanno sistemato alcuni indumenti e una copertina di lana per la piccola.
La bambina è molto magra come tutti i bambini in tempo di guerra. Indossa un giacchino, regalo di un soldato americano, che le sta come un cappotto e le arriva fino ai piedi.
Comincia a nevicare. Fa molto freddo, ma le due donne continuano a camminare, cercando di raggiungere Caivano, un paesino meno esposto ai bombardamenti.
Fortunatamente passa di lì un contadino su un carretto trainato da un asino e, vedendo le due donne e la bimba si ferma e chiede: “Dove siete dirette”.
La nonna subito risponde: “A Caivano”. Il contadino, diretto anch’egli nello stesso luogo, impietositosi, le invita a salire sul suo carro.
La nonna, in silenzio, osserva le campagne intorno, abbandonate, con qualche albero da frutta privo di foglie.
“Anna, fatti forza, arriveremo a Caivano”.
La strada, ormai, è completamente innevata. Avanzano lentamente tra i rimbombi delle cannonate che si abbattono sulla città.
La bimba, in braccio alla giovane mamma, ha smesso di piangere, ha il visino paonazzo dal freddo.
“Dalle un pezzo di pane prima che cominci a piangere”, suggerisce la nonna alla ragazza, senza smettere di guardare i campi.
Anna scuote il capo: “Non ce n’è più, mamma”.
La bimba con la giacca dell’americano infila la manina gelata nella tasca, tira fuori un pezzetto di pane, lasciato dal soldato e lo mangia con avidità.
La giovane guarda la figlia che ha smesso di mangiare e ora dorme.
Proprio in quel momento sopraggiunge una camionetta e un camion di soldati tedeschi. Nel superarle, uno di loro spara in aria una scarica di mitra per spaventarle.
Le risate sguaiate dei soldati rompono il silenzio.
La ragazza scoppia a piangere per lo spavento e maledice la guerra e i tedeschi.
Piange e bagna di lacrime il viso della bambina che né le bombe né le raffiche di mitra né ii sibili delle cannonate hanno svegliato.
La camionetta si ferma. Ne scende un ufficiale. Il contadino ferma anch’egli il suo carretto. L’ufficiale gli chiede: “Queste donne e la bimba sono la tua famiglia?” Il contadino, tremante dalla paura, risponde: “No, ho solo dato loro un passaggio per Caivano, dove sono diretto anch’io”
La giovane mamma, anch’ella impaurita, cerca di commuovere l’ufficiale tedesco dicendo: “Ho vent’anni, una figlia e un marito che non vedo da tre anni e da allora non ricevo sue notizie”.
Il marito, infatti, l’ultima lettera gliel’aveva scritta prima di partire per la Russia. In essa parlava di una licenza per venire a vedere la bimba che sarebbe nata, ma non era mai più tornato.
Subito dopo Anna, rivolta alla mamma, dice “Mamma, hai visto? La bimba ha perso una scarpina”
La bimba, intanto, era scesa dal carretto e camminava sulla neve, in silenzio, con il piedino scalzo.
A tre anni, quasi congelata dalla neve, aveva già scelto la strada del sacrificio e del dolore.
Una nuova scarica di mitra fa balzare il cuore in petto alla ragazza che perde la calma e grida: “Sparate, sì, sparate, però questa volta fate per davvero, prendete la mira e sparate”.
“Anna, calmati, supplica la nonna, non fare scenate, magari anche loro hanno un cuore”.
L’ufficiale le chiede: “ Da dove venite? “, “Andiamo a Caivano”, risponde la nonna, guardandolo diritto negli occhi.
“Dobbiamo ritrovare il resto della famiglia. Siamo rimaste sole. Mio figlio è partito per la Russia e non abbiamo sue notizie da anni”.
“Capisco”, dice l’ufficiale e si avvicina alla bimba senza la scarpetta.
“La dia a me, signora”
La ragazza gli si scaglia contro, gridando: “Prendi me, lasciala stare, mia figlia”
“No, signora, non prendo lei, prendo la bimba. Ne ho anch’io una, appena nata, che non conosco ancora e ho deciso di scortarvi fino a Caivano”.
(Maggio 2020)