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LA COLLINA DEL VOMERO

 

di Luigi Rezzuti

 

La magia del panorama, le grandi ville, le variopinte palazzine residenziali nell’elegante stile tardo Liberty, la vivacità dei parchi, le vetrine dei prestigiosi negozi e il suo giornale, “Il Vomerese”, edito dal 2005, fanno oggi del Vomero uno dei quartieri più chic e ambìti di Napoli.

Già dal principio della sua più massiccia urbanizzazione e saldatura con la città, esso fu concepito come un quartiere residenziale, destinato alle classi nobiliari e anche a quelle regali, a seguito dell’acquisizione di una villa da parte di Ferdinando I di Borbone, l’attuale Floridiana.

In realtà la tendenza, da parte dell’aristocrazia cittadina, a costruirsi una seconda casa al Vomero risale a molto tempo prima  del 1656. La collina venne utilizzata come rifugio da parte della nobiltà e del clero.

Ma, prima di allora, la collina del Vomero, con i suoi piccoli villaggi e casali, costituiva una periferia agricola, per la maggior parte disabitata e lontana dalla città di Napoli.

Dal Vomero scendevano a valle torrenti d’acqua. Esso era attraversato dalla Via Neapolim Puteolis per colles, che lo collegava, appunto, alle città di Neapolis e di Puteoli.

Il tratto di questa via, che attraversava la collina, era detto via Antiniana e corrisponde, probabilmente, all’attuale. via S. Gennaro ad Antignano, che vide verificarsi il primo miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro.

In origine il Vomero era chiamato Colle del Paturcium. Il toponimo che tutti adoperiamo oggi è, invece, attestato alla fine del Cinquecento, tuttavia riferito non all’intera collina ma ad un antico casale di essa, e trae origine dalla sua antica vocazione agricola e al gioco del “vomere”.

Un passatempo contadino, praticato durante i giorni festivi, che sanciva come vincitore chi, con il vomere (la lama) dell’aratro avesse tracciato un solco quanto più possibile diritto.

Un curioso intrattenimento per il quale accorreva ad assistere un gran numero di persone dalla città.

Inoltre la fertile attività, legata ai suoi campi, e la gran messe di verdure coltivate gli valsero per secoli il nome di Collina dei broccoli.

Ancora oggi è possibile udire dai napoletani l’appellativo scherzoso “Pere ’e vruoccole” (fascio di broccoli) con il quale si usava apostrofare i vomeresi.

(Luglio 2020)