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IN UN PAESINO SPERDUTO DI MONTAGNA   di Luigi Rezzuti   Quello che sto per raccontare non esce da una bella penna di un autore di storie romantiche,...
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UNA STAGIONE CALCISTICA STORTA   di Luigi Rezzuti    Durante il periodo precampionato tutti affermavano che questa stagione 2019/2020 sarebbe stata...
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Vaccinazione over 80   di Luigi Rezzuti     Circa un mesetto fa, tramite mia figlia, ho fatto la prenotazione per la vaccinazione over 80. Dopo...
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L’abbandono dei Vergini   di Antonio La Gala   I quartieri napoletani compresi fra via Foria e le alture di Capodimonte sono nati come borghi abusivi...
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Tabellone calciomercato invernale 2021   di Luigi Rezzuti   Negli anni scorsi il Calcio mercato invernale iniziava il 1° gennaio e si concludeva il...
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Sul Covid 19 - Una brutta storia - L’attacco a Paolo Ascierto   di Marisa Pumpo Pica   Avevamo deciso di non parlare del Covid 19 su questa pagina...
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PAURA DEL DENTISTA   di Luigi Rezzuti   E’ una paura comune, immotivata, profonda e, per certi versi, freudiana. Vincerla si può, se è successo a...
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Vomero, la Montmartre di Napoli   di Antonio La Gala   Nella storia della pittura napoletana della fine dell'Ottocento e della prima metà del...
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TOTO ALLENATORI   di Luigi Rezzuti   La rivoluzione azzurra è già iniziata con la scelta del nuovo ds Giovanni Manna. Il Napoli ha tre priorità per la...
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CALCIOMERCATO INVERNALE 2022   A cura di Luigi Rezzuti   Si è conclusa, il 31 gennaio 2022, la sessione invernale del calciomercato che, di solito,...
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Miti napoletani contemporanei.81

LETTERE AL DIRETTORE

 

di Sergio Zazzera

 

Una rubrica di “Lettere al direttore” è presente in ogni quotidiano e/o periodico che si rispetti, non soltanto a Napoli; qui, però, essa assume un carattere mitico, che mi sembra assente altrove.

Aprite qualsiasi giornale napoletano: vi troverete lettere concluse sempre dalle stesse firme, il cui contenuto, per di più, non sempre trova una giustificazione. Ci si lamenta di tutto e di tutti; si raccontano episodi che si stenta a credere realmente accaduti; si plaude a comportamenti tenuti da persone che, forse, non conoscono neanche sé stesse. Sembra quasi di leggere quei messaggi di Whatsapp, dei quali tanti nostri amici c’inondano di primo mattino, soltanto per augurarci il buongiorno (e fin qui non possiamo che ringraziarli) o per raccontarci la solita barzelletta antica e stupida (dal che sarebbe meglio che si astenessero).

In buona sostanza, ci si trova di fronte a un rito, con la sua connotazione d’inutilità, che l’antropologia gli attribuisce; e si sa come la reiterazione del rito sia produttiva del mito.

Un sospetto mi sorge: che non siano proprio i direttori, che, per riempire in qualche modo gli spazi destinati alla posta, sollecitano i loro amici – sempre gli stessi – a scrivere loro qualcosa, purché scrivano?

(Agosto 2020)

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