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Una giornata d’autunno

 

di Luigi Rezzuti

 


Stamane mi alzo più tardi del solito. Dai vetri della finestra guardo il cielo: non è più azzurro e non promette nulla di buono. Il caldo dell’estate è finito.

Soffia forte il vento, grossi  nuvoloni  neri si addensano in cielo e minacciano un temporale.

E cadono, infatti, i primi goccioloni. È l’estate che va via, piangendo. All’improvviso grandina, sono grossi chicchi di ghiaccio che si infrangono sui vetri delle auto, in sosta sulla strada.

Faccio colazione e guardo di nuovo il cielo: è sempre più scuro, mentre  un forte acquazzone allaga le strade.

Piccoli torrenti d’acqua scorrono, veloci, lungo i marciapiedi e, purtroppo, devo uscire.

Mi vesto, indosso un impermeabile, prendo l’ombrello ed esco di casa.

Pozzanghere d’acqua sono dappertutto, cerco di evitarle ma non è facile e mi ritrovo con le scarpe inzuppate.

Continua a piovere. Attraverso la strada, mi riparo, insieme ad altre persone, sotto un portone.

Sembra che voglia spiovere, accelero il passo, raggiungo il garage, prendo l’auto e vado in ufficio.

C’è un traffico intenso e si procede lentamente a causa della pioggia, del vento e degli allagamenti sotto i cavalcavia.

Il tempo passa, inesorabilmente veloce, mentre resto fermo nel traffico. insieme ad altri automobilisti.

Inizio ad innervosirmi. Ho un appuntamento di lavoro molto importante e temo di far tardi.

Non so cosa fare, nel frattempo gocciola acqua dalla guarnizione dello sportello, lato guida, accendo la radio e le previsioni meteo avvertono che questo tempo non cambierà per tutta l’intera giornata.

Infastidito ed annoiato, mi connetto su una stazione che trasmette canzoni anni ’60.

Finalmente il traffico diminuisce per incanto, si circola, pur se continua la tormenta di vento e pioggia.

Non è una semplice pioggia, ma secchi d’acqua che cadono dal cielo.

Transito davanti ad una fermata dell’autobus, sotto la pensilina c’è molta gente in attesa, qualcuno è anche senza ombrello.

Due ragazze fanno autostop e mi chiedono un passaggio. Le guardo: sono inzuppate d’acqua, mi fanno tenerezza, mi fermo e le faccio salire in macchina.

“Dove dovete andare?”

“Dobbiamo raggiungere l’Università, abbiamo un esame e non vorremmo arrivare in ritardo”

“A quale facoltà siete iscritte?”

“Lettere e filosofia”

“L’esame è difficile?”

“Non tanto. Speriamo di poterlo fare e, magari,  con un buon voto, che ci serve per migliorare la media”.

Prendo qualche fazzolettino di carta per farle asciugare, alla meglio. Almeno i capelli.

Mi ringraziano, poi una di loro apre la borsa e mi offre un cioccolatino al liquore.

Ci voleva proprio in questo momento! Il liquore mi riscalda subito dal freddo della giornata.

Stiamo quasi per raggiungere l’Università, chiedo alle due ragazze di scambiarci il numero di cellulare.

Mi fermo, scendono dall’auto, mi ringraziano del passaggio, felici di essere arrivate giusto in tempo per l’esame e mi dicono che, in giornata mi chiameranno.

Arrivo al parcheggio, sistemo l’auto e salgo in ufficio. L’appuntamento di lavoro è saltato, ma mi comunicano che è stato soltanto rinviato a domani.

Inizia la mia giornata di lavoro. Il pensiero va a quelle due ragazze che forse, a quest’ora, stanno sostenendo l’esame e spero che lo superino a pieni voti.

Pausa pranzo, scendo in strada e raggiungo un bar-ristorante. Dopo un  fugale pasto, ritorno in ufficio a lavorare.

Sono le 17,30, il mio cellulare squilla: è una delle ragazze dell’autostop che, felice, mi comunica di aver superato brillantemente l’esame.

Chiedo dell’amica, mi dice che è andato bene anche per lei l’esame, ma purtroppo è dovuta partire per raggiungere la nonna, che non si sentiva molto bene.

Le propongo di incontrarci questa sera per festeggiare il bel voto.

Un attimo di silenzio, poi accetta e ci diamo appuntamento per le 20,30 sul lungomare di Mergellina, all’ingresso della Villa Comunale.

Finalmente la pioggia è finita ed anche il vento è calato. Torno a casa, faccio una doccia e mi preparo per andare all’appuntamento.

Arrivo qualche minuto prima delle 20,30 e trovo la ragazza, che mi sta aspettando.

Parcheggio l’auto e ci incamminiamo per i viali della Villa Comunale. Ci presentiamo. Avevamo scambiato quattro chiacchiere la mattina ma non conoscevamo nemmeno i nostri nomi.

“Mi chiamo Eduardo, sono titolare di un’ agenzia di assicurazioni”

“Mi chiamo Luisa e, come già ti ho detto stamattina, sono un’universitaria, iscritta alla facoltà di lettere e filosofia”

Luisa è una bella ragazza: occhi azzurri, capelli castani, alta circa 1.70, ben curata, e vestita in modo semplice ma elegante.

“Come vanno gli esami, ti manca molto alla laurea?”

“Nel mese di marzo dovrei laurearmi”

Intanto l’orologio segna le 21, le propongo di andare a cena in un localino a Marechiaro.

Penso che al chiar di luna e in un localino a Marechiaro si possa creare l’atmosfera giusta.

Tutta la serata, mentre ceniamo a lume di candela, non facciamo altro che chiacchierare di noi.

Luisa guarda l’orologio e mi chiede di essere accompagnata a casa perchè si è fatto molto tardi.

Le chiedo dove abita e, con somma meraviglia, scopro che abita nel mio quartiere e a poca distanza dal mio palazzo.

“Come mai  non ci siamo mai incontrati”, mi chiede.

“Forse perché io sono impegnato tutta la giornata, esco alle 7,30 e faccio rientro a casa verso le 20. Il sabato e la domenica, poiché amo il mare, me ne  vado verso Procida o Ischia a pescare, con il mio gommone”.

“Hai un gommone? Qualche volta mi devi portare in giro per il golfo”.

“Senz’altro. La prossima domenica potrebbe essere la giornata perfetta, mare permettendo”

Durante l’intera settimana, quasi tutte le sere, ci siamo sentiti al cellulare, restando a chiacchierare fino a tarda sera.

Il Sabato le telefono per fissare un appuntamento per la domenica mattina, destinazione: giro del golfo, puntatina a Capri e ad Ischia e pranzo in una taverna, al porto di Procida.

È stata una magnifica giornata, io e Luisa sembriamo essere fatti l’una per l’altro.

Incominciamo a frequentarci più spesso, a volte siamo andati a ballare in qualche discoteca, senza mai perderci dei film interessanti.

Passano alcuni mesi. Da cosa nasce cosa… Ci siamo fidanzati e, dopo appena due anni, ci siamo sposati.

E dire che quella giornata d’autunno non prometteva nulla di buono!…

(Ottobre 2020)