NEWS

Pittura nel Seicento al Vomero   di Antonio La Gala   Quando si parla di pittori "vomeresi" il pensiero va subito ai protagonisti del mondo artistico...
continua...
Una giornata d’autunno   di Luigi Rezzuti   Stamane mi alzo più tardi del solito. Dai vetri della finestra guardo il cielo: non è più azzurro e non...
continua...
Giuseppe Petrillo   di Romano Rizzo   Giuseppe Petrillo è stato un valido poeta, di cui, però, conosco molto poco e mi dispiace. Posso dirvi soltanto...
continua...
CALCIOMERCATO ESTIVO 2022   di Luigi Rezzuti   Il consiglio della Federcalcio ha votato all’unanimità  i termini di tesseramento per la prossima...
continua...
Lo stile “floreale”   di Antonio La Gala   Nell'intera Europa, a partire dagli ultimi due decenni dell’Ottocento, e poi nel primo Novecento, più o...
continua...
MOGLIE IN VACANZA MARITO IN CITTA’   di Luigi Rezzuti   E’ un’afosa giornata di luglio: la città si è svuotata, la moglie è partita per le vacanze...
continua...
Nuovo centro sportivo e nuovo stadio   di Luigi Rezzzuti   Aurelio De Laurentiis lo ha più volte dichiarato: il centro di Castel Volturno non...
continua...
Guglielmo Chianese, in arte Sergio Bruni   di Luigi Rezzuti   Sergio Bruni nasce a Villaricca il 15 settembre del 1921 e muore il 22 giugno del 2003,...
continua...
Miti napoletani di oggi.87 COVID-19: UN RITO DI PASSAGGIO   di Sergio Zazzera   Arnold Van Gennep teorizzò i riti di passaggio, definendoli...
continua...
Il “Serraglio” del Vomero   di Antonio La Gala   A Napoli la parola “Serraglio” rievoca l’Albergo dei Poveri di piazza Carlo III perché, per un...
continua...

Miti napoletani di oggi.83

IL “BASSO”

 

di Sergio Zazzera

 

Fino anche ai primi decenni del secolo scorso, nei palazzi signorili di Napoli era consuetudine che il proprietario – solitamente, un nobile – riservasse a sé e alla propria famiglia il primo piano (detto, per l’appunto, “piano nobile”), mentre i piani superiori erano dati in affitto a famiglie “borghesi” e i terranei, sia interni che esterni al cortile, a famiglie del “proletariato”. Erano, questi – e soprattutto quelli esterni – i “bassi” (‘e vasce). 

A proposito: qualcuno si è chiesto mai perché il bucato sia sciorinato ad asciugarsi davanti al vascio da coloro che vi abitano? e perché costoro usino sedervisi davanti a discorrere con i vicini, durante le calde serate estive? possibile che nessuno si sia avveduto che il “basso”, per la sua conformazione, è privo di terrazzo o anche di semplice balcone? Dunque, il suo balcone o il suo terrazzo è proprio quel tratto di strada che vi si dispiega davanti e che perciò è comunemente destinato a quegli usi. Forse, anzi, è proprio per questo che il vasciajuolo che lo abitane esce e vi rientra senza mai salutare coloro che rimangono, tanto egli è abituato a considerare la strada come la prosecuzione di quella sua (pseudo)casa. Ed è forse questa anche la ragione per la quale non di rado gli spazi antistanti all’ingresso di questi vani, benché di proprietà comunale, vengono recintati e pavimentati proprio come un balcone o un terrazzo. E qualcuno si provi a parcheggiare l’auto rasente il tratto di muro che separa due “bassi”: nessuno gli dirà nulla, se abita in uno di essi; sarà tollerato, pur con grande fastidio, se la sua casa si trova nei pressi; ma se è un estraneo, sarà una fortuna per lui essere invitato a spostarsi di là: solitamente, infatti, si attende ch’egli si allontani per tagliargli le ruote («T’è piaciuto ‘e stà’ lloco? e lloco staje buono!»): alle rampe di Monte Echia ho potuto leggere e fotografare sul muro accanto a un “basso” una significativa scritta del seguente tenore: «Non / parcheciare (sic) / pericolo di morte / pistola, / capite».


E ora viene il mito. In conformità del dettato del regolamento comunale d’igiene e di polizia sanitaria del 1889, infatti, accanto all’ingresso dei “bassi” fu apposta l’iscrizione: «Terraneo non destinabile ad abitazione». Si sa, però, come a Napoli, da una parte, ciò che si dice è cosa diversa da ciò che si fa, e dall’altra ’a nicessità rompe ‘a legge – secondo quanto recita il proverbio – e non v’è dubbio che, se non fossero spinti dalla necessità, i malcapitati abitanti di quel luogo sceglierebbero di stare di casa altrove, anziché in quei miseri tuguri, ubicati per lo più in vicoli, anche ciechi, non già perché privi di spuntatora, ma perché poco o per niente illuminati, tanto di giorno dal sole, quanto di notte dalla luce elettrica, al punto che la visibilità è nulla.

(Novembre 2020)

BilerChildrenLeg og SpilAutobranchen