…QUEL CH’E’ DI CESARE
di Sergio Zazzera
La Costituzione della Repubblica italiana afferma, all’articolo 7, comma 1°, il principio secondo cui «lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani».
A sua volta, fra i cardini della dottrina cristiana è annoverato il principio, affermato da Gesù, secondo cui bisogna dare «a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio», riferito dai Vangeli sinottici (Mt. 22,21; Mc. 12,17; Lc. 20,25) e perfino dall’Apocrifo Vangelo di Tommaso (100,2-3).
Lo Stato italiano e la Chiesa cattolica concordano, dunque, sul concetto, coniato dal pastore calvinista francese Alexandre Vinet e introdotto in Italia da Cavour, espresso dalla formula «libera Chiesa in libero Stato».
Ho adoperato l’indicativo presente – “concordano” –, ma sarebbe stato preferibile l’uso del condizionale – “concorderebbero” –, poiché, a ben guardare, le cose vanno, talvolta, in maniera diversa.
Di recente, la Diocesi di Napoli, retta fino a qualche mese fa dal cardinale Crescenzio Sepe, è stata affidata, dopo l’accoglimento delle sue dimissioni, alla guida di monsignor Domenico Battaglia. E sembrava che l’aria fosse cambiata, ma, poi, qualcosa che non va ha cominciato a manifestarsi, poiché
egli, in un suo intervento recentissimo, ha esortato le autorità italiane ad astenersi dall’eseguire demolizioni di costruzioni realizzate abusivamente, già decise con provvedimenti, divenuti definitivi, provenienti “da Cesare”.
Ma, allora, ferma restando la sostanziale coincidenza tra il principio evangelico e quello costituzionale, sopra ricordati, c’è da domandarsi se sia legittimo che l’autorità ecclesiastica si arroghi la competenza di stabilire che cosa sia “di Cesare” e che cosa sia “di Dio”.
(Giugno 2021)