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Un agosto di tanti anni fa

 

di Luigi Rezzuti

 

Era l’agosto del 1960, in discoteca si ballava e ovunque imperversavan Peppino di Capri e Fred Bongusto.

Con un gruppetto di amici eravamo in vacanza ad Ischia che, per noi, a quei tempi, era il “divertimentificio”.

In un lido balneare vicino al nostro c’era un altro gruppo di ragazze, che conoscevamo.

Una sera decidemmo di andare tutti insieme a ballare al Castello Aragonese.

Gli amici invitarono due ragazze che stavano nella loro pensione e frequentavano lo stesso lido balneare.

Tra balli, barzellette e bevute, tracorremmo una bellissima serata, con ragazze, mai viste prima, con le quali, però, sembrava ci conoscessimo da una vita.

Rientrammo che era quasi mattina, due chiacchiere per salutarci e poi, senza accorgermene, alla fine, io e una delle due ragazze, Paola, restammo davanti all’auto parcheggiata.

Fino a quel momento avevo ballato con lei, ma non l’avevo osservata a fondo: era decisamente una bella ragazza: abbastanza alta, non magra, molto allegra e socievole e con quell’accento emiliano che mi faceva impazzire.

Aveva un paio di anni più di me, ma questo non era un problema, dimostravo più della mia età.

Tra le tante chiacchiere venne fuori che stavo aspettando di partire per militare: ero stato accettato come ausiliario di polizia.

“Ma dai, sai che io sto per diventare una poliziotta?” disse Paola.

In effetti era una notizia dei mesi precedenti che in polizia erano state ammesse, per la prima volta, le donne come agenti.

Lei aveva vinto il concorso e aspettava la chiamata in servizio.

“Non ci credo – rispose – ci chiamiamo allo stesso modo, Paolo e Paola e siamo entrambi praticamente poliziotti. Il destino voleva che ci incontrassimo”

Iniziammo a passeggiare senza far caso dove andare, discorrendo ininterrottamente di tutto e di più, ormai fuori dalla cognizione del tempo, finché ci fermammo a sedere su di una panchina, nella veranda semibuia di un bar, ormai chiuso, data l’ora.

Si era instaurata una certa complicità e ci “confessammo”… Io le raccontai di non aver mai avuto un vero amore, mentre lei disse che aveva avuto un ragazzo per diverso tempo, ma poi si erano lasciati.

Nel silenzio della notte i nostri sguardi si incrociarono con una luce diversa, intima.

“Ho bisogno di darti un bacio” le dissi.

“Accomodati” rispose lei, con un sorriso.

Le bocche si unirono, le sue labbra erano calde e morbide.

Poi ci guardammo negli occhi, ma gli sguardi erano annebbiati.

In un attimo fummo di nuovo avvinghiati “Certo qui non è molto romantico”, osservò lei.

“Andiamo in spiaggia – dissi io – ci sono lettini e ombrelloni per non essere visti”.

Attraversammo la strada con passo spedito, tenendoci per mano, come due fidanzatini.

La prima sdraio, fuori dai fasci di luce dei lampioni, fu nostra.

Seduti, stretti stretti, riprendemmo da dove avevamo lasciato poco prima, avvinghiati, l’uno nelle braccia dell’altra.

Ormai eravamo completamente in trance. Adesso lo spettacolo era completo. La luna  e i riverberi dei lampioni ci illuminavano quanto bastava per vederci meglio.

Era sdraiata sul lettino ed io inginocchiato da un lato, accanto a lei.

Non so quanto siamo stati in quella posizione a baciarci.

Ogni tanto mi fermavo per prendere fiato e ammirarla, incrociando il suo sguardo.

Credo proprio che sia trascorso un bel po' di tempo. Infatti albeggiava. Ci alzammo e andammo a cercare un bar per fare colazione.

Inutile dire quale fu il resto della vacanza.

(Febbraio 2022)