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Era una mattina di “primavera”

 

di Mariacarla Rubinacci

 

 La Terra quando arriva la stagione del risveglio dopo il letargo invernale, mi fa toc toc sulla spalla e...“Sei pronta?”

Mi chiede se sono pronta a stiracchiarmi al tepore che già mi toglie di dosso il pullover, che mi fa guardare il cielo, dove chiazze di azzurro fanno finalmente capolino dopo tanto grigiore. E allora rispondo “Sì, eccomi”. Ti accolgo Primavera con le braccia aperte a respirare a pieni polmoni il profumo della vita.

Ma…era una di quelle mattine di primavera che la radio, la tv, i giornali diffusero le triste notizie dell’invasione dell’Ucraina.

Allora il cielo è tornato ad oscurarsi in un lacrimoso ossequio, l’animo umano sgomento si è accartocciato incredulo, gli occhi si sono inumiditi di sconforto mentre scorrono immagini di devastazione. L’orrore della mente si concretizza, si solidifica e come una frana, scivola lungo i pendii coprendo con il suo mantello di morte tutto ciò che incontra lungo il suo dilagare. Torna la nebbia.

Oh, Primavera, tu non sai, tu segui il tuo percorso dettato dalla Natura, malgrado. Le gemme bucano la corteccia sui rami degli alberi che si risvegliano, i nidi tornano a risuonare di nuovi cinguettii, la terra brama la tua pioggia per i semi che stanno per frantumare le zolle. Tu non sai. Invece i tuoi figli si dilettano di Orrore, indifferenti al meraviglioso spettacolo che sei pronta ad offrire mentre altri piangono nel subire infamie. Le tele del tuo palcoscenico colorato si stanno sciogliendo sotto il sale delle lacrime, lo sgomento e la paura sono la sola luce lungo il faticoso cammino dove passi malfermi inciampano. Una sola domanda muove le labbra come fosse una preghiera ripetuta, una litania monotona: “Perché”.

Era una di quelle mattine di primavera con il cielo così limpido d’aver voglia di camminare a testa in su.

(Aprile 2022)

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