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Miti napoletani di oggi.91

PROCIDA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2022

 

di Sergio Zazzera

 


Ho riflettuto a lungo se considerare, o no, quello di Procida Capitale italiana della Cultura 2022 un mito napoletano contemporaneo. Poi ho deciso che, sì, lo è, sia perché l’isola è parte dell’Arcipelago partenopeo, sia perché, pur con le numerose peculiarità linguistiche, agricole, culinarie, artigianali e quant’altro, la sua cultura è pienamente sintonica con quella del capoluogo.

Perché, poi, nella veste di Capitale della Cultura Procida costituisca un mito, è un mio convincimento, che mi accingo a manifestare, dopo avere chiarito che, poiché dal mattino si vede il buon giorno – come recita il noto proverbio –, già l’anno scorso, la mostra d’arte diffusa sul territorio, che delle iniziative di quest’anno costituiva una sorta di prova generale, aveva lasciato intendere che l’isola sarebbe stata destinata a costituire, in massima parte, soltanto il contenitore delle culture altrui. Intanto, però, io mi ero formato l’idea che il titolo di Capitale italiana della Cultura dovesse comportare la dimostrazione che il patrimonio culturale locale ben potesse inquadrarsi in quello nazionale; ma forse mi sbagliavo.

Ciò premesso, il programma delle manifestazioni ha un contenuto che, per buoni cinque sesti, non ha nulla a che vedere con la cultura dell’isola. E non soltanto, poiché i due cardini di tale cultura – vale a dire, la pietà popolare e la marineria, in tutte le rispettive molteplici estrinsecazioni – sono pressoché completamente ignorati.

D’altronde, già la manifestazione inaugurale, con tanto di pianoforte e pianista sospesi in aria, di cortei di trampolieri circensi, di battuglie di pastelléssa, di equilibristi, di draghi (attenzione all’iniziale minuscola!) e via dicendo, imponeva di domandarsi quale cultura si stesse esprimendo in quel momento.

Ma voglio impormi di essere ottimista: siamo soltanto agl’inizi, potrebbe verificarsi anche un mutamento di rotta lungo il percorso. Nel frattempo, iniziative collaterali, organizzate in autonomia da soggetti privati (fra i tanti, il mio periodico Il Rievocatore) stanno tentando di colmare quelle lacune. E, dopo tutto, la speranza è o non è l’ultima a morire?

(Maggio 2022)