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Ti tendo una mano   di Mariacarla Rubinacci   In piedi guardi. Sull’orlo della fossa i sacchi neri nascondono l’orrore, una scarpa è attorcigliata...
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Giovanni Panza, pittore  senza problematiche   di Antonio La Gala   Giovanni Panza (Miseno, 1894-1989), teorizzava che la vita di ogni persona è...
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E' ARRIVATA L’ESTATE   di Luigi  Rezzuti   Finita la scuola, è arrivata l’estate ed anche il giorno in cui Elsa e Lina rivedono il mare. Finalmente,...
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L’IDRAULICO   dI Luigi Rezzuti   L’idraulica per noi non ha misteri (semmai, forse, il contrario). Lavandino del bagno intasato, l’acqua ristagna o...
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Spigolature   di Luciano Scateni   Sanremo, evviva (pardon è un lapsus) ci siamo. L’Habemus Papam ha riscontri mediatici, pari e forse leggermente...
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Il tempo del vino e delle rose Caffè letterario piazza Dante 44/45, Napoli Info 081 014 5940   Parafrasando Seneca, laddove c’è umanità ci può essere...
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RITORNO A SCUOLA   di Annamaria Riccio   Inizio delle attività didattiche tra circolari ministeriali e innovazioni tecnologiche all’impronta di...
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NAPOLETANI TENDENTI AL CIBO SANO MA GOLOSO   CAMPANI E NAPOLETANI SEMPRE PIÙ ATTENTI A UNO STILE DI VITA HEALTHY, MA NON MANCANO MOMENTI DI COCCOLE...
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Quell’avventura di una notte di 50 anni fa   di Luigi Rezzuti   Il mondo si divide fra quelli capaci di avere l’avventura di una notte e quelli che,...
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Gonsalvo Carelli da Ferdinando II a Margherita di Savoia   di Antonio La Gala      Nei primi decenni dell'Ottocento fiorirono a Napoli i pittori...
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Miti napoletani di oggi.92

IL BANCO DI NAPOLI

 

di Sergio Zazzera

 

C’era una volta – e, precisamente, dal 1539 – il Banco della Pietà, istituzione benefica che, dalla sua sede di via San Biagio dei Librai, erogava il prestito su pegno a interessi zero. Poi a Napoli nacquero, progressivamente, altre sette banche: il Banco dei Poveri (1563), il Banco della Santissima Annunziata (1587), il Banco del Popolo (1589), il Banco dello Spirito Santo (1590), il Banco di Sant'Eligio (1592), il Banco di San Giacomo e Vittoria (1597) e, infine, il Banco del Salvatore (1640). Tutte queste istituzioni furono accorpate, nel 1794, in un unico Banco Nazionale di Napoli, poi divenuto, dopo il Decennio francese, Banco delle Due Sicilie e, finalmente, dal 1861, Banco di Napoli, con funzione anche di banca di emissione, che poco dopo prese sede, dapprima in Palazzo San Giacomo e, poi, in via Toledo e fu annoverato fra gl’istituti di credito di diritto pubblico, il che ne impediva l’assoggettamento a procedura fallimentare.


Dopo il 1991-92, a seguito di una grave crisi economica nazionale – oltre che di una politica interna errata –, l’istituto fu svenduto nel 1997 alla Banca nazionale del lavoro e all’INA., che, due anni dopo, lo cedettero al gruppo Sanpaolo-IMI. Da quel momento, esso prese la denominazione di Sanpaolo Banco di Napoli s.p.a. e, dopo la fusione di quel gruppo con Intesa, fu incorporato in Intesa Sanpaolo, assumendo questa denominazione; ovvero, il Banco di Napoli non fu più tale e, in quanto società commerciale, perse anche il privilegio di non poter essere dichiarato fallito.

E già qui emerge un primo mito, quello delle insegne sulle filiali, che, per quanto destinate alla sostituzione, recano ancora la ditta(-falso linguaggio) “Banco di Napoli”. Ma, come se ciò non bastasse, l’edificio realizzato negli anni trenta del secolo scorso da Marcello Piacentini, che ne costituiva la sede centrale, è stato oggi convertito – con tanto di bar e di ristorante sulla terrazza – in sede delle “Gallerie d’Italia”, trasferite, a loro volta, dal Palazzo Zevallos Stigliano, che sorge poco più avanti e che aveva accolto, in precedenza, la sede napoletana della Banca Intesa (già Banca Commerciale Italiana). Peraltro, a proposito di quest’ultimo edificio, si parla di una nuova destinazione a centro commerciale. Sic transit gloria mundi, ovvero: c’era una volta il prestito gratuito su pegno agl’indigenti. Altro che la via Merulana di Carlo Emilio Gadda: davvero un “pasticciaccio” bruttissimo!

Ed è proprio questa l’“altra metà” del mito: i napoletani continuano a chiamare il palazzo progettato da Piacentini “’o Banco ‘e Napule”, trascurando la considerazione che non soltanto esso non è più tale, ma addirittura non è nemmeno più “banco”.

(Settembre 2022)

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