• Stampa

Miti napoletani di oggi.93

“L’ARMONIA PERDUTA”

 

di Sergio Zazzera

 

Sono sempre stato convinto che Raffaele La Capria abbia costituito, già di per sé stesso, un mito e, tuttavia, poiché egli non è più fra noi, non è di questo che intendo scrivere qui; due parole, però, sulla sua concezione dell’“Armonia perduta” da Napoli vorrei dirle, a dimostrazione di quanto anche questa sua tesi costituisca un mito. Credo, infatti, che di quell’“armonia”, che egli assume “perduta” dalla città, dopo i noti avvenimenti del 1799 e a causa di essi, in realtà, la città stessa non abbia mai goduto, né prima, né dopo.


Riflettiamo un momento: a differenza di quasi tutti i centri del Nord d’Italia, i più grandi e i più piccoli, tutto il regno di Napoli non ha attraversato l’esperienza dei liberi Comuni, né quella delle Signorie, bensì si è retto, almeno fino al 1806, su un regime feudale (meglio: è stato retto da esso). Ciò significa che già le monarchie che vi hanno governato – e, sotto sotto, perfino quella Aragonese, che passa per essere stata la più illuminata – hanno favorito la formazione di un carattere antagonisticamente classista della società. Peraltro, anche quell’esperienza, essa pure fallimentare, della “Serenissima Real Repubblica” del 1647 (gli avvenimenti dei quali fu protagonista Masaniello, per intenderci) fu un’operazione orchestrata dalla classe dei togati, rispetto alla quale il popolo vascio non fu nulla più che uno spettatore.

Dunque, la rivoluzione borghese del 1799 aggiunse soltanto ll’uόglio ‘ncopp’ô peretto (come dicono a Oslo) ai più che tesi rapporti tra le classi della società napoletana, né un vero riscatto vi fu nel 1943, col pur glorioso episodio delle Quattro Giornate, quando la (cosiddetta) nobiltà napoletana si mantenne fedele al re, fuggito a Brindisi, al punto che, tre anni dopo, il risultato del Referendum costituzionale al Sud fu nettamente favorevole a lui, a differenza di quanto avvenne nell’Italia centro-settentrionale.

Attribuire, dunque, al 1799 la responsabilità della “perdita” dell’“Armonia” da parte di Napoli costituisce un errore di datazione, ovvero un falso linguaggio, ovvero un mito. C.v.d.

(Ottobre 2022)