I GIOVANI SI DIMETTONO DAL LAVORO
di Annamaria Riccio
LAVORO, È ALLARME “QUIET QUITTING” TRA I GIOVANI: IL 74% VUOLE CAMBIARE AZIENDA. DAGLI ESPERTI ECCO I 7 CONSIGLI PER TRATTENERE I TALENTI
“Da grande voglio fare il posto fisso” diceva il piccolo Zalone in un suo noto film. E la trama verteva tutta sul tenerselo ben stretto da adulto, il suo posto di lavoro, a costo di qualsiasi sacrificio. Attualmente i sondaggi sembrano sovvertire quello che è stato l’obiettivo dei tanti o per lo meno, la maggior parte della generazione Boomer.
“.È davvero questo il posto giusto per la mia crescita professionale?” Quante volte in tempi recenti abbiamo sentito o ci siamo posti questa domanda. I dati diramati dal Ministero del Lavoro confermano che la percentuale di chi ha risposto “No” sta continuando a crescere: in Italia nei primi 9 mesi del 2022 le dimissioni volontarie sono aumentate del 22% rispetto all’anno precedente, arrivando a 1,66 milioni. Ancor più recente, ma altrettanto importante, è il fenomeno del “Quiet Qutting”, una sorta di abbandono necessario motivazionale da parte dei dipendenti verso il proprio incarico che consiste nel lavorare nei tempi e nei modi indicati dal contratto, senza coinvolgimento emotivo e senza assumersi responsabilità che vadano oltre l’essenzialità delle mansioni.
È evidente che anche per le imprese italiane ripensare i processi di assunzione e trattenere i talenti è diventata la priorità principale: in qual modo è possibile offrire ai dipendenti un’opportunità di sviluppo professionale così da farli rimanere più a lungo all'interno di un'organizzazione? Secondo gli esperti del settore una soluzione può essere rappresentata da nuovi trend internazionali grazie ai quali le aziende riescono a ricollocare al proprio interno, con diversi compiti e responsabilità, risorse che avevano intenzione di abbandonare l’azienda per “nuovi lidi” tramite programmi di upskilling e formazione.
Diversi studi confermano, infatti, che i dipendenti a cui viene data la possibilità di un nuovo incarico all’interno dell’organizzazione hanno una probabilità 3,5 volte maggiore di rimanere in azienda. Se, prima della pandemia, solo il 16% dei processi di selezione si concludeva con la riqualificazione di una risorsa interna, a partire dal 2021 la “talent mobility” aziendale è arrivata a pesare quasi il 20% delle selezioni. Si tratta di una piccola crescita (+25%) ma è il segnale che qualcosa sta cambiando.
Occorre però anche fare attenzione a quelli che potrebbero essere gli aspetti negativi della mobilità interna. C’è la possibilità, infatti, che si verifichino dei malumori interni danneggiando il morale del team: altri dipendenti potrebbero sentirsi tagliati fuori dall’azienda per il fatto che sia stato scelto un altro candidato o, peggio ancora, potrebbero pensare che si tratti di favoritismo. Per questo è importante, nella dinamica della selezione, avere dei criteri di valutazione il più possibile chiari e trasparenti, favorendo quanto più possibile l’engagement dei dipendenti: 2 aziende su 3 (63%) affermano che mantenere i dipendenti è, in realtà, più difficile che assumerli. I numeri non sono migliori anche in merito al coinvolgimento dei dipendenti nelle aziende, visto che solo 2 su 10 si sentono coinvolti nel proprio lavoro, costando alle organizzazioni circa 500 miliardi di dollari all’anno. Emerge altresì che i lavoratori avvertono il timore di non rimanere competitivi nel mercato del lavoro restando a lungo all’interno della stessa azienda.
Vediamo allora quali sono i 7 consigli secondo gli esperti di Zeta Service Individua per valorizzare la mobilità all’interno delle aziende: è importante notare che questi suggerimenti non sono validi per tutte le organizzazioni, ma occorre adattarli alle esigenze e alla cultura specifica di ogni azienda.
(Marzo 2023)