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In campeggio ad Ischia

 

di Luigi Rezzuti

 


Avevo diciotto anni e da diciassette, ogni anno, durante l’estate, andavo a villeggiare ad Ischia con la mia famiglia. Quell’anno chiesi ai miei genitori il permesso di andarvi, in campeggio,c on un mio amico.  Entrambi, pieni di entusiasmo, andammo subito al mercato e comprammo una tenda canadese, chiodi per il fissaggio, due materassini gonfiabili, una grossa torcia e delle aste per montare la tenda. L’ultimo giorno di luglio, sotto un sole cocente, ci imbarcammo dal porto di Napoli e sbarcammo sull’isola con due zaini pesanti sulle spalle. Essi contenevano quanto ci occorreva, ovvero la tenda, magliette varie, due costumi da mare e calzoncini corti. Ci recammo in un campeggio attrezzato ma, quando chiedemmo il prezzo per occupare uno spazio, scappammo via delusi. Avevamo portato con noi quindicimila lire per ciascuno e buona parte del nostro gruzzoletto sarebbe  servito solo per il fitto del posto in campeggio. Non ci perdemmo d’animo e ci incamminammo verso la spiaggia degli Inglesi, pensando di montare la tenda in un angolino. Mentre raggiungevamo la spiaggia, vedemmo un vigneto ed un contadino che raccoglieva grossi grappoli d’una. Ci fermammo e chiedemmo se potevamo  occupare un posticino per montare la tenda, per quindici giorni. Ci chiese, per il fitto, cinquemila lire, con la possibilità di poter mangiare quanta uva volevamo. In un batter d’occhi iniziammo a montare la tenda, poi raggiungemmo la spiaggia e qui, tutte le mattine, andavamo a lavarci in quanto non avevamo acqua nel vigneto. Pagando cinquemila lire per il fitto, ci rimanevano mille e seicento lire al giorno per la colazione, il pranzo, la cena, le sigarette e qualche svago. Ci rendemmo subito conto che quei soldi non sarebbero bastati per tutta la durata del nostro campeggio. Sulla spiaggia degli Inglesi c’era un lido balneare, con bar e ristorante, gestito da una famiglia, composta da padre, mamma e due giovani figlie. Iniziammo immediatamente a fare amicizia con le figlie del gestore. Erano due ragazze carine, della nostra età, forse anche un po' più giovani. Nel giro di due giorni eravamo fidanzati e questo  fidanzamento,   molto “interessato”, fu la nostra salvezza. La mattina andavamo sul lido e facevamo colazione gratis. A pranzo, se non un primo piatto caldo, ci portavano un’ insalatona e delle fette di pane. I genitori delle due ragazze erano sempre molto impegnati e non si accorsero che non pagavamo mai. Purtroppo mi venne in mente un’idea che compromise tutto. Proposi alle due ragazze di scappare di casa insieme a noi. Prendemmo appuntamento per la mezzanotte e, con grande meraviglia, si presentarono puntuali. Avevano con loro un gruzzoletto di danaro e qualche oggettino d’oro ma, quando capirono che era uno scherzo, la “pacchia” di mangiare gratis finì. Per i restanti giorni, al mattino, mangiavamo qualche grappolo d’uva e compravamo due sfilatini di pane al giorno che riempivamo, a pranzo, di pomodori e per cena di fichi, che ci procuravamo da una campagna vicina. Una sera decidemmo di andare in un locale da ballo. Il mio amico, però, non era d’accordo perché, giustamente, diceva: “Ma, senza ragazze, cosa facciamo, balliamo io e te da soli?”  Lo convinsi dicendogli che avremmo sicuramente trovato qualche ragazza libera nel locale. Erano le 21.00, entrammo nel locale da ballo quasi vuoto, data l’ora. Sedemmo ad un tavolino e ordinammo due birre. Qualche metro distante da noi c’erano due donne sole, avevano, forse, una cinquantina d’anni, mi alzai e andai al loro tavolo, proponendo di unirci tutti e quattro ad un solo tavolino. Le due anzianotte accettarono sorridendo, il mio amico ironicamente mi disse che così avremmo ballato con le “nonne”. Gli risposi: “Meglio queste che niente” Iniziai a corteggiare una di loro e fui subito seguito dal  mio amico con l’altra donna. Forse erano in cerca di avventure perché accettarono volentieri il nostro corteggiamento. Ballammo tutta la sera, fino a tarda notte e furono le due donne milanesi, in cerca di avventure, a pagare le consumazioni. Eravamo capitati proprio bene! In fondo avevano anche un bel corpo, l’unico problema per noi è che erano anzianotte, ma a quel punto importava poco. Diventammo, per forza di cose, anzi per fame… i loro “gigolò”. Tutte le sere ci incontravamo al locale da ballo e, immancabilmente, pagavano sempre loro, sia le consumazioni che le sigarette. Che bello! Era tutto gratis, ma in cambio offrivamo prestazioni amorose da ragazzi, se pur già smaliziati ed esperti. Purtroppo, le due milanesi ci salutarono. La loro vacanza era finita ed  era finita anche per noi, economicamente parlando. Un pomeriggio, non avendo nulla da fare, andammo a passeggiare lungo il corso principale di Ischia Porto, lo percorremmo avanti e indietro per più di due ore, poi, stanchi, decidemmo di acquistare due birre per andare a berle in pineta. Strada facendo, incontrammo due ragazze e le invitammo a bere con noi. Erano due commesse della Standa (di Napoli) ed erano venute per un giorno ad Ischia. Avevano l’ultimo traghetto alle 19,30 per fare ritorno a casa, ma tra una birra e l’altra, tra una barzelletta e l’altra e chiacchierando, riuscimmo a far perdere loro l’ultimo traghetto. Le ragazze erano preoccupatissime, non sapevano come avvertire i genitori della mancata partenza. Cercammo di calmarle consigliando loro di telefonare a qualche collega, che avrebbe potuto avvertire i genitori, rassicurandoli e comunicando che, comunque, le ragazze avrebbero pernottato a casa di un’amica che era  in villeggiatura ad Ischia. Fu una serata, anzi, una notte, indimenticabile. Altro che le due anzianotte milanesi. Erano due belle ragazze, di qualche anno più grandi di noi, simpatiche, divertenti, allegre e forse anche un po' birichine … Sotto la tenda canadese c’era lo spazio solo per due persone, quella notte eravamo in quattro. Ci stendemmo sui  materassini gonfiabili, usati da noi come lettini, ma, tra un movimento e l’altro… e per il poco spazio, si sgonfiarono tra l’ilarità di tutti. Per giunta si spense anche la torcia, forse ormai si era scaricata… e rimanemmo completamente al buio finché none uscimmo... a riveder le stelle… Che notte quella notte… Finita la nostra indimenticabile vacanza, tornammo a Napoli e andammo a  fare una buona “mangiata” in una trattoria a piazza Municipio. Ne avevamo proprio bisogno.

(Marzo 2024)