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Le orchestre e i cantanti della Radio.

 

di Romano Rizzo

 

Grande importanza ha avuto, per quelli della mia età, la radio, che è stata, per anni, l’unica occasione di svago per chi trascorreva il suo tempo per lo più in casa. Per questo a me capita spesso di ripensare alle orchestre che si sono succedute negli anni belli e che sono state fedeli compagne della vita mia. Tra le prime ricordo le orchestre d’archi di Tito Petralia e Cesare Gallino, che proponevano brani di operette interpretate da Franco Artioli, Franco Calderoli, Romana Righetti, Edda Vincenzi e tanti altri cantanti o accompagnavano le esibizioni canore di Tito Schipa, Beniamino Gigli, Franco Tagliavini o altri artisti lirici, che dedicavano un po’ del loro tempo alle canzoni.

Tutte le canzoni degli anni 20 erano in realtà delle belle storie, musicate e cantate anche da attori che si improvvisavano cantanti o semplicemente dicitori.

Durante il periodo fascista, oltre a quelle dichiaratamente politiche, gran parte delle altre inneggiavano alla vita semplice e al lavoro. Gli interpreti di queste ultime furono Angelo Servida, Daniele Serra, Aldo Masseglia, Tito Leardi ed altri, tra cui alcuni come Crivel e Michele Montanari che, caduto il Fascismo, non trovarono più modo di esibirsi in Rai se non a prezzo di notevoli sacrifici. Tipico il caso di Michele Montanari che, per riaffacciarsi ai microfoni, dovette portare con sè lo spartito della canzone Simphony, che era tra le maggiori.

Gli anni 40 furono quelli comunque di Aldo Visconti, Alfredo Clerici, Norma Bruni, Meme Bianchi, Gino Bechi, Alberto Rabagliati, Carlo Buti, Tiola Silenzi, Luciana Dolliver, Lina Termini, Dea Garbaccio, Jone Caciagli, Enzo di Mola, Dino de Luca, Enzo Aita e segnarono l’avvento delle grandi orchestre di Dino Olivieri e Nello Segurini.

Negli anni 50, sotto l’influsso dei nuovi ritmi, la Rai ci regalò due orchestre, quella di Angelini e quella di Fragna. Le voci di allora hanno segnato un’epoca felice: Nilla Pizzi, Achille Togliani, Gino Latilla, Carla Boni, Oscar Carboni, il Duo Fasano e Clara Jaione, Giorgio Consolini, Vittoria Mongardi, Luciano Bonfiglioli. Prima di loro vanno ricordate anche l’orchestra di Beppe Mojetta con Aldo Donà e Gigi Beccaria, l’orchestra Nicelli con Alma Danieli, l’orchestra Ferrari con Natalino Otto, Flo Sandon’s, l’orchestra di Carlo Savina con Bruno Rosettani, Nella Colombo, Vittorio Tognarelli, Elsa Peyrone e il Duo Blengio. Quello per me è stato il periodo d’oro della Rai, il periodo in cui il duo Semprini Bodini furoreggiava e in cui altri grandi come Antonio Basurto, Lia Origoni facevano sfoggio della loro classe. Il regno dei cantanti alla Italiana come il reuccio Claudio Villa, che fa storia a sé, insieme a Luciano Tajoli, Claudio Terni, Alvaro Amici e Narciso Parigi, di Rino Salviati, Otello Boccaccini, Lando Fiorini ed altri.

Al ritiro del grande Angelini, la sua orchestra venne diretta da William Galassini che ci fece conoscere Giuseppe Negroni Gianni Ferraresi e Tonina Torrielli, Luciana Gonzales, Anita Sol, mentre il genio di Lelio Luttazzi ci deliziava con le voci di Jula de Palma e Teddy Reno e, più tardi, con Paolo Bacillss.Erminio Pericoli. Qui i miei ricordi si arrestano e devo chiedere scusa ai tanti, troppi cantanti, orchestre o complessi che non sono presenti in questa cavalcata di ricordi solo per colpa della mia veneranda età che mi gioca troppo spesso brutti scherzi.

Prima di chiudere spero di salvarmi in corner ricordando il grande Pippo Barzizza che fu tra i primi a celebrare l’avvento dello swing nella canzone italiana e ricordare, altresì, le cantanti Emilia Veldes e Nuccia Bongiovanni, assieme alle storiche Lidia Martorana, Carla Stella che, con Corrado Lojacono, Luciano Benevene, Renzo Mori e Nino Amorevoli ed i primi cantanti di Angelini,Vittorio Belleli, Carlo Moreno, Gilberto Mazzi e Pippo Starnazza, hanno occupato i posti lasciati liberi da Emilio Livi, Elena Beltrami, Paolo Sardisco, Ariodante Dalla, Armando Broglia e molti altri.

Ora i miei ricordi si affacciano in una maniera troppo disordinata e mi invitano ad inchinarmi all’arte di Milly, Gino Franzi e di tanti altri capisaldi della nostra canzone.

Passando ai giorni nostri venne il tempo di Gigliola Cinquetti, Fausto Leali, Iva Zanicchi, Massimo Ranieri, ma la canzone italiana già era profondamente cambiata e lontana dalla classica.

Meglio fermarci qui, perché le canzoni in questi ultimi anni, per me, andrebbero classificate in un diverso genere ed anche molti cantanti riescono solo a fare sfoggio di una grande estensione e duttilità vocale ma non sanno cosa è la modulazione.

Mi rendo conto che mancano in questa mia rassegna troppi nomi come, ad esempio, Giovanna e Rita Forte tra le più moderne e prego i miei attenti lettori di segnalarmi altri interpreti validi che non ho citato e che potrò inserire in una prossima e meno improvvisata stesura. Sperando di aver ridestato alcuni piacevoli ricordi in tutti quelli che hanno amato e amano la canzone italiana, ringrazio quanti mi hanno dedicato un po’ del loro tempo, scusandomi per involontarie imperfezioni ed omissioni.

A tutti dico: “Grazie”.

(Luglio 2024)

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