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UOMINI CHE UCCIDONO LE DONNE

di Luigi Rezzuti

L’anno 2012 è appena trascorso. Un nuovo anno si presenta alle porte con la speranza, con l’augurio che possa diminuire o addirittura cessare il femminicidio del 2012 in cui ogni due giorni è stata ammazzata una donna per mano di un partner, di un ex partner, di un mancato partner e quasi sempre all’interno di una casa. Questo sterminio di donne è stato un olocausto di proporzioni minori di quell’altro che la Storia ha segnato a caratteri indelebili, ma si è trattato comunque di una strage. Secondo la mentalità di alcuni uomini le donne non debbono sentirsi libere di scegliere, di vivere, di amare.

Questa impennata di omicidi viaggia senza limiti di zone, dalla punta dello stivale all’estremo nord Italia. Secondo alcuni psicologi il motivo sarebbe da ricercare nello scarso potere che, ancora oggi, le donne hanno nella società. Secondo altri studi sociologici sarebbe esattamente l’opposto: ad alimentare la spirale di violenza contribuirebbe la crescente autonomia economica e sociale femminile. Quanto più la donna acquisisce diritti, dignità e cerca di affermarsi nella società, tanto più l’uomo si trova spaesato, in cerca di una propria identità.

A questa crescita inaudita di dati relativi alla violenza sulle donne non sembrerebbe ci sia una risposta perché non è vero che questi omicidi sono da attribuire all’amore o alla passione ma ad una escalation di violenza. Queste morti sono quasi sempre premeditate perché questi uomini, dal “credo estremamente maschilista”, non accettano l’autonomia femminile e vogliono controllare e sottomettere la compagna per dimostrare che hanno potere.