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Miti napoletani di oggi.13

IL "LUNGOMARE LIBERATO"

 

di Sergio Zazzera

 


Non spetta a me, napoletano, decidere se la definizione di “strada più bella del mondo”, che numerose fonti straniere attribuiscono al Lungomare Caracciolo, abbia valenza reale o mitica, o magari anche soltanto iperbolica. Sta di fatto, però, che l’intitolazione originaria di quella strada fu decisa per onorare la memoria dell’ammiraglio Francesco Caracciolo, eroe della rivoluzione napoletana del 1799. Ora, invece, l’amministrazione comunale napoletana, ponendo sostanzialmente nel nulla oltre duecento anni di storia, l’ha ribattezzata, sia pure di fatto, “Lungomare Liberato”.

Ebbene, se – come poc’anzi osservavo – qualche perplessità, in termini di mito, può destare la valutazione estetica di questa strada da parte di autori stranieri, viceversa, l’assoluta certezza, in quei medesimi termini, è data da questa sua ridenominazione. Alla “liberazione” del Lungomare Caracciolo dalla circolazione veicolare, infatti, corrisponde l’intasamento di gran parte del residuo territorio cittadino, sul quale si è reso necessario dirottare quel flusso: viene da pensare alla “liberazione/occupazione” di Napoli, dopo le Quattro Giornate, da parte degli alleati della Quinta Armata, i quali di fatto si sostituirono ai tedeschi. E dire che l’ampiezza della strada è tale, che la si potrebbe agevolmente suddividere in senso longitudinale, realizzando contemporaneamente una corsia carrabile, una pista ciclabile e un’area pedonale, così contemperando le esigenze di tre realtà, tutte parimenti insopprimibili. E, se soltanto lo si volesse, si sarebbe ancora in tempo.