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SI RIAPRE IL DIBATTITO SULLA PROSTITUZIONE

 

di Luigi Rezzuti

 

La discussa legge Merlin, che nel 1958 vietò la “case chiuse” in Italia potrebbe presto essere modificata. Ciò non significherebbe riaprire “le case chiuse” bensì permettere alle donne che si prostituiscono volontariamente di ottenere tutele come tutti i normali lavoratori e pagare le tasse.

Come si possono reperire risorse per tagliare il cuneo fiscale e tentare di far ripartire l’occupazione?. Ci ha pensato la senatrice del PD Maria Spilabotte sostenuta anche da Alessandra Mussolini di Forza Italia e da un gruppo di parlamentari democratici.

E’ arrivata in senato, alcuni giorni fa, la proposta di legge per regolarizzare la prostituzione in Italia.

Essa prevede l’introduzione di quelli che vengono definiti “diritti e doveri per le lavoratrici del sesso”.

Un disegno di legge che ha destato un certo clamore soprattutto tra i giornalisti presenti alla conferenza stampa che illustra la proposta che vedrebbe l’introduzione di patentino professionale, partita IVA per pagare le tasse, controlli psico – fisici e la possibilità di prostituirsi in appartamenti sulla base di un permesso comunale e limitare, quindi, anche il fenomeno delle tratte.

Sono alcuni dei punti chiave del disegno di legge.

A tal proposito è intervenuta Alessandra Mussolini che ha dichiarato . “ Mi auguro che non ci siano impedimenti, gli ultracattolici facciano un passo indietro”.

Sulla questione è intervenuta anche la transessuale Efe Bal, recentemente al centro delle polemiche per aver ricevuto da Equitalia una cartella esattoriale per mezzo milione di euro: Voglio essere utile al mio secondo Paese, Renzi dice che vuole fare le riforme, bene, faccia qualcosa per 40 – 50 mila persone che lavorano, cosa che per qualcuno sarà anche schifosa, ma pur sempre lavorano. In Germania dalla prostituzione guadagnano 6 miliardi di euro che in Italia si potrebbero utilizzare contro la crisi”.

Il disegno di legge è formato da sette articoli. Due in particolare, rischiano di creare forti polemiche. Il terzo demanda agli “enti locali” la possibilità di individuare luoghi pubblici nei quali è consentito l’esercizio della prostituzione. Il settimo, invece, punta ad introdurre venti ore di educazione sessuale nelle scuole secondarie.

Si riapre, così, un dibattito di vecchia data, quello sulla tassabilità dei redditi da prostituzione che vede favorevoli e contrari; da una parte c’è l’esigenza economica e di equità per cui ogni reddito deve essere tassato e dall’altra c’è il problema giuridico secondo cui lo Stato non può fare cassa su redditi che derivano da attività illecite.