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Nuvole nere sullo stato dei giovani disoccupati

 

di Luciano Scateni

 

Sono oramai molti anni che la disoccupazione dei giovani ha superato la soglia della drammaticità. Prima della catastrofe che coinvolge ragazzi e uomini sulla soglia dell’età adulta, si diceva ed era vero che “con la determinazione giusta, una dose opportuna di buona volontà e un pizzico di fortuna, si può entrare nel mondo del lavoro in ruoli compatibili con il titolo di studio e l’orientamento formativo”. Tempi andati. In questa stagione di crisi strutturale, ci si arrovella sulla impossibilità di uscire dalla condizione di “mantenuti”, di progettare il futuro, di porre fine alla subordinazione familiare e conquistare l’indipendenza socio-economica. Con parole più crude, da anni percentuali sempre più alte di giovani disoccupati sono definite bamboccioni, figli di famiglia e appunto “mantenuti”. Succede che i genitori di ragazzi senza lavoro debbano accollarsi l’onere del loro mantenimento e il fenomeno,  certamente italiano e specialmente del Sud del Paese, si è esteso geograficamente a molti Stati europei. Si apre allora un problema che a giudicare dalla condizione di molti anziani, che nell’oro sicuramente non nuotano, si avvia a trasformare il dramma il tragedia. Il punto è che i genitori dei giovani senza lavoro non sono eterni e quando, pace all’anima loro, non ci saranno più, terminerà automaticamente la possibilità di aiutare i figli. Comunque, anche per la stragrande maggioranza dei parenti in vita non è facile aiutare figli e nipoti con le risorse minime delle pensioni. Sembra che qualche timido risultato lo abbiano ottenuto i provvedimenti concessi alle imprese con agevolazioni per chi assume un giovane a tempo indeterminato ma è pur sempre una goccia nel mare tempestoso dei disoccupati. Purtroppo, non saranno i quattordicimila assunti a sanare un bilancio impressionante, insopportabile fin d’ora e ancor più in prospettiva, allorquando per ragioni anagrafiche verranno a mancare i genitori a cui si deve la sopravvivenza dei giovani esclusi dal mondo del lavoro.