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Napoli  si racconta

 

di Mariacarla Rubinacci

 

 E’ sempre emozionante iniziare un racconto.

Ma non è mai abbastanza chiara la meta. Emozioni diverse arrossano il viso, personaggi premono per essere interpreti ciascuno della propria storia, panorami reclamano per essere descritti, colori pennellano lo scenario, vicende si intrecciano con suggestioni di vita, orizzonti si rincorrono. La penna inizia a scorrere sul foglio, dà voce al pensiero, parole su parole si assommano mentre la mente inizia la sua corsa, batte sulla spalla a quello o quell’altro, incontra volti che le sorridono, incrocia occhi in cui perdersi, si fa prendere per mano per iniziare un viaggio.

 Finalmente il racconto ha la sua voce.

Le parole creano la realtà, si spalmano sul foglio, entrano in una storia sempre diversa che duri prigioniera almeno per un giorno. E’ un viaggio, come attraversare una galleria, una pinacoteca, dove traiettorie di eventi catturano gli occhi di chi legge, fogli sparsi dal vento dall’immaginario. Le figure prendono forma, la vicenda si dipana, il mistero del racconto diventa bello, nella speranza che ci sia sempre chi si fermi ad ascoltarlo.

E’ una sfida narrativa, mentre la meta non è ancora all’orizzonte, ma la speranza della sua bellezza rende gli occhi nuovi.

Eccomi. Napoli allarga le braccia offrendomi le sue storie.

Spesso mi sono domandata cosa offrire agli amici in visita in questa città decantata e ambita affinché dicano rapiti e con una punta di orgoglio “c’ero anch’io”. La risposta mi brucia sulle labbra, me l’ha offerta l’intento di rispolverare l’ormai l’obsoleto proverbio “vedi Napoli e poi muori” per trasformarlo nel più intrepido e affascinante “vedi Napoli e poi ci torni”.

Il viaggiare in lungo e in largo, esplorando piste di storia e di panorami esaltanti, oggi è la tendenza facile da realizzare, usufruendo  delle innumerevoli offerte date dal moderno “last minute” di cui sono tappezzate le vetrine di tante agenzie di viaggio.

Anche Napoli è spesso lì sul foglio attaccato con lo scotch, descritta in poche righe di pubblicità che tuttavia non hanno la forza di contenere tutte le caratteristiche che la distinguono. Ma chi, almeno una volta, non ha sentito nominare questa città? Magari in una delle tante melodie cantate dai tenori più famosi che hanno diffuso nel mondo la solarità di “’O sole mio”, la nostalgia di “Torna a Surriento”, la drammaticità di “Partono e bastimenti”. Tuttavia i testi di queste canzoni esprimono sentimenti datati e troppo stereotipati anche se le parole che li compongono sono poesie, perciò contrastano non poco con la realtà odierna, dove la vita è spesso graffiata dai muri imbrattati dallo scorrere del tempo e gli amori si consumano senza lasciare traccia.

Ho camminato lungo le strade di Napoli, ho curiosato, ho letto realtà intrise di mistero, mi sono emozionata, mi sono fatta inondare da profumi intensi, ho indagato su usi e tradizioni, ho sfogliato pagine di una storia fatta di vita riflessa in un caleidoscopio dagli aspetti variegati. Il viaggio si è arrampicato nel cielo, si è appollaiato sul Vesuvio, ha sentito il respiro della città con le sue ombre e le sue luci. Ho riempito gli occhi di colori, ho gustato sapori, ho sofferto per vicende senza soluzioni, ho amato il quadro dai tratti coinvolgenti e...ho cambiato il detto popolare.

Il racconto per me è un nuovo ritorno.