Va in scena “SANSEVERO, NOLI ME TANGERE"
di Francesca Bruciano
Nella Sala del LAZZARETTO, presso l’ex Ospedale della Pace in via Tribunali 226, “Noli me tàngere!” di Ilio Stellato e Maurizio Merolla. Secondo quadro della Trilogia che dopo “Millarcum” rielaborazione storica del principe Carlo di Venosa, vuole ora rievocare la storia di Raimondo Di Sangro, principe di Sansevero. Raimondo di Sangro è una figura di spicco e uno dei personaggi più misteriosi e discutibili del Settecento napoletano, il cui nome, peraltro, è legato alla famosa Cappella omonima, nella quale è custodita la statua del Cristo velato di Giuseppe Sammartino. Evoca ancora oggi mistero ed esoterismo, se si pensa che invero il principe, in fama di stregone, fu un alchimista di grande valore e alternava gli studi di balistica con la ricerca scientifica. Gli esperimenti del principe di Sansevero erano, all’epoca, considerati diabolici nell’immaginario popolare e solo la protezione di Re Carlo di Borbone salvò Raimondo dalle ire della Chiesa.
La rappresentazione teatrale.
Il Principe di Sansevero sta conducendo esperimenti (come la storiografia riporta) che anticipano notevolmente quelli attuali sulla genetica. Il Frate (forse suo padre, ex Principe Antonio di Sangro) tenta di frenare quell’impeto di conoscenza e lo invita ad appagarsi soltanto della fede, anche per sottrarre Raimondo alla furia della Santa Inquisizione. Il Principe, tuttavia, porta a termine le sue ricerche ed in una notte, in cui corona il suo sogno di scienziato facendo partorire una donna fecondata artificialmente (!), viene aggredito nel suo palazzo dai Gesuiti che vorrebbero instaurare il Tribunale del Santo Uffizio a Napoli. Con un espediente, il Frate riesce a sviare gli inquisitori, grazie anche al sacrificio di una lazzarella, vittima degli eventi, ed il Principe è costretto, suo malgrado, nonostante i lusinghieri risultati ottenuti, a interrompere le proprie ricerche. Raimondo, però, lancia una sfida al futuro: “Se non io, altri penetreranno i segreti della natura e, se non ora, tempo verrà che lo creato verrà squarciato e sminuzzato, la barbarie dei tempi non mi rende giustizia, ma, foss’anche nell’arco di mille anni, la via intrapresa verrà raccolta da altro uomo”.
Regia di Maurizio Merolla – Con il Teatro degli Eventi
Organizzazione Antonello Di Martino
In scena dall’ 11 al 13 aprile - dall’1 al 4 maggio e fino al 31 giugno