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LA PROTESTA CONTRO L’INVALSI

 

di Annamaria Riccio

 

In primavera si riaccende la disputa tra detrattori e sostenitori delle prove Invalsi, che si affacciano periodicamente per saggiare il livello raggiunto dagli studenti.

Il 6 e 7 maggio si sono cimentati gli alunni delle scuole di primo grado, il 13, quelli delle superiori. Se i bambini delle elementari hanno affrontato la prova per dovere di scolari, quelli più grandi non hanno del tutto digerito la somministrazione, che si è svolta non senza polemiche e qualche rimostranza.

L’invito a boicottare le prove è stato innescato da genitori, studenti, docenti e sindacati che hanno definito i test Invalsi “Un meccanismo di valutazione escludente e ingiusto, tendente a rendere la scuola pubblica sempre più al servizio delle logiche manageriali”.

Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione Studenti, accusa lo Stato di spendere”16 milioni di euro per finanziare questo strumento di valutazione dannoso e inutile”.

Tra gli insegnanti le correnti di pensiero si sdoppiano: chi pensa che questi  test non hanno nulla a che vedere con i programmi che il Ministero prescrive e chi sostiene che i giovani mancano di capacità logiche e temono di mettersi in gioco.

La ricaduta può essere psicologica, nel caso si tratti solo di una statistica nazionale per confrontare i livelli tra le varie scuole del territorio nazionale, ma anche fattiva sulla valutazione, quando, ad esempio, sono gli studenti della scuola media che, anche quest’anno, precisamente il 19 giugno, si cimenteranno nel corso degli esami: il punteggio scende paurosamente nella maggior parte dei casi, modificando la media per la valutazione finale. Si può immaginare la conseguenza che le prove possano avere sull’esame di maturità che, sembra, dal prossimo anno sarà “arricchito” anch’esso dall’Invalsi.

Oltralpe si respira già aria di rivolta e le notizie arrivano proprio da eminenti pedagogisti che sottolineano come i test proposti possano ridurre la gioia dell’apprendimento e come la super globalizzazione finisca, purtroppo,  per mortificare le specificità che fanno la cultura del pianeta.

(Maggio 2014)

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