PANE E CALCIO QUOTIDIANO
di Luciano Scateni
I primi a dare pedate a una sfera, parliamo di oltre cento anni fa, non avrebbero mai immaginato di aver inventato un business mondiale che non conosce crisi e fa girare miliardi. In questa sua fase di evoluzione-involuzione, il fenomeno si sintetizza in poche parole: ai suoi livelli più alti hanno messo le mani sul calcio i nababbi di ogni latitudine, i big di affari colossali, come i possessori della fonte principale energetica che è il petrolio. Osserviamo l’escalation dello sport che appassiona qualche miliardo di seguaci: attività dilettantistica per un lungo periodo, ha subito una serie di rivoluzioni fino a diventare totalizzante per i tifosi che vivono di calcio da mane a sera, per ogni santo giorno dell’anno. A favorire la popolarità di questa droga dei poveri, ecco la potenza mediatica di giornali, radio e televisioni che inventano mille strategie per tenere desta l’attenzione, a tratti spasmodica, dei loro utenti. Si inventano dunque polemiche tra uomini di opposte fazioni calcistiche, si ricorre al gossip, si favorisce la pressione alta dei tifosi e, peggio che mai, si consente che orde di teppisti scatenino la violenza tra ultra “nemici”. Il gioco sfugge di mano al sistema e ci scappano perfino i morti. Gli stadi diventano infrequentabili per le persone normali e a poco servono i provvedimenti repressivi. Era quasi inevitabile che un mondo in cui si muovono cifre da capogiro partorisse anche illegalità. La giustizia si è dovuta occupare a più riprese di calcio scommesse che ha coinvolto calciatori e arbitri, pronti a falsare i risultati di alcune partite. C’è poi la lamentazione di fondo di squadre “minori” che accusano gli arbitri a vario titolo di sudditanza verso i club più potenti. Ai tempi di Lauro, presidente del Napoli Calcio si gridò allo scandalo per l’acquisto dello svedese Jepsson, pagato cento milioni. A distanza di sessanta anni si considera normale la valutazione di cento milioni di euro per accaparrarsi le prestazioni di un asso della pedata e nessuno si meraviglia se la maggior parte delle squadre più blasonate in Italia mette in campo undici giocatori stranieri che nulla hanno a che fare con la città che li ospita. Calcio televisivo, ormai, con partite a tutte le ore e turni infrasettimanali: da Gennaio a Dicembre un’ orgia di eventi che saturano la libido delle tifoserie per questo sport invasivo.
(Ottobre 2014)