Miti napoletani di oggi.27
LE ”TRE CARTE"
di Sergio Zazzera
Emergo dalla nuova stazione Garibaldi della Metropolitana e m’imbatto in un banchetto, sul quale si pratica il gioco delle “tre carte”: l’uomo che lo esercita, coadiuvato da un “compare” addetto ad attirare partecipanti-polli da spennare, sposta continuamente e con celerità le tre carte da gioco («Questa perde, questa vince, questa perde»), interrogando, poi, lo scommettitore sul posto occupato da quella vincente. Posto che, immancabilmente, non è quello indicato dal malcapitato, il quale ci rimette la somma puntata.
Il gioco è antico quanto il cucco e lo strumento per esercitarlo può essere diverso: in luogo delle carte, le campanelle, o le tavolette, o le palline; l’importante è che la rapidità della loro manipolazione da parte dell’esercente valga a confondere le idee di chi ha accettato di scommettere. D’altronde, poi, se il caso o la fortuna consentissero a costui d’indovinare realmente la posizione dell’oggetto vincente, ciò lo indurrebbe a proseguire nel gioco, rimettendoci la somma vinta e tutto quant’altro.
Ma il mito? già, il mito: per quanto la giurisprudenza talvolta abbia ammesso e talaltra escluso che si sia in presenza di una ipotesi di gioco d’azzardo, in ogni caso, è ammissibile che, pur essendo ormai entrati nel terzo millennio, ci sia ancora chi si lascia gabbare da questa specie di truffatori?
(Novembre 2014)