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Miti napoletani di oggi.30

PIAZZA MERCATO

 

di Sergio Zazzera

 


Già in epoca angioina era il centro commerciale della città, né la funzione della piazza venne meno, quando, nel 1781, un incendio distrusse le baracche dei mercanti che vi sorgevano tutt’intorno: il commercio, infatti, sia al minuto, sia soprattutto all’ingrosso, vi si è esercitato, all’ennesima potenza, fin verso la metà degli anni ottanta del secolo scorso, con uno spettro a trecentosessanta gradi di prodotti venduti. Poi, vennero il CIS di Nola, il Vulcano Buono, i vari centri commerciali sorti fra Napoli e Caserta, e la zona si avviò lentamente verso un progressivo letargo: se si eccettuano, infatti, le bancarelle natalizie di giocattoli, soltanto qualche bottega di casalinghi e poco altro vi rimane in attività.

Come sempre, il mito. Fin dal 1588, nell’odierna piazza Dante si teneva un importante mercato, approvvigionato, fra l’altro, dalle vicine fosse del grano e cisterna dell’olio, dal che la località trasse la denominazione di largo Mercatello. Il progressivo declino commerciale del luogo, però, ne determinò l’intitolazione al Sommo Poeta, nel 1871. Non è chiaro, dunque, che cosa si stia attendendo, per ridenominare anche la nostra piazza: peraltro, su di essa caddero numerose teste di vittime, da quella di Corradino di Svevia, a quelle dei numerosi martiri del 1799, il cui elenco completo figura sulla facciata di Palazzo San Giacomo. Basterebbe, però, scegliere qualcuno fra questi nomi, e la soluzione del problema sarebbe trovata.

(Febbraio 2015)

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