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UN MARZO FUNESTO

 

di Luigi Rezzuti

 

Il mese di marzo è stato tragico sia per il mondo sportivo che per quello della musica e per tutti noi .

Il 21 tutto il mondo dello sport  ha pianto un grande campione, Pietro Mennea che, all’età di 60 anni, muore in una clinica a Roma, a causa di un tumore al pancreas.

Un campione olimpico detentore del primato mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 col tempo di 19’’72 che resta ancora oggi un record europeo.

Il 29 viene a mancare al mondo della musica, Enzo Jannacci musicista e cabarettista all’età di 77 anni, colpito da un cancro.

Enzo Jannacci è stato autore, tra l’altro, di canzoni come : “Messico e nuvole” e del tormentone “Vengo anch’io”.

 Ha lavorato con Giorgio Gaber, collaborato con Cochi e Renato e Dario Fò, pur non rinunciando alla sua professione di medico.

E’ stato proprio un fine mese funesto, prima ci lascia Pietro Mennea, poi Enzo Jannacci e, nell’arco di 24 ore, se ne è andato anche il simbolo di Roma, Franco Califano detto “Er Califfo”, nella sua casa di Acilia, all’età di 74 anni.

Califano diceva di sè “Ero bello esagerato” ma cosa più seria per tutti noi e più importante “era esageratamente bravo”.

Autore di classici della canzone, interprete di successo, un artista, un poeta, aveva scritto per sè e per tanti cantanti italiani alcune delle più belle canzoni come: “Minuetto” per Mia Martini, “La musica è finita” per Ornella Vanoni, “E la chiamano estate” per Bruno Martini, “Semo gente di borgata” per Edoardo Vianello e Wilma Goich.

Ma se c’è una canzone che sintetizza la sua vita e la sua carriera è certamente “Tutto il resto è noia”.

Come uomo e come artista è stato un personaggio scomodo, controverso, insofferente, trasgressivo, coinvolto nel 1974 in una vicenda giudiziaria per traffico di droga, ma poi assolto.

Ancora nel 1983 viene di nuovo accusato di possesso di stupefacenti e anche di armi ma, poi, assolto con formula piena.

Fiorello ha dichiarato: “Con Califano eravamo molto amici, era una persona di una generosità enorme”, Pippo Baudo ricorda: “Le canzoni di Califano non erano mai banali, piene di sentimenti veri”, Paolo Bonolis aggiunge : “ Mi dispiace profondamente. Quando l’ho frequentato ho capito che era un uomo di cuore”, “La morte di Franco Califano lascia un grande vuoto, mi addolora profondamente” commenta Renata Polverini, mentre il sindaco Alemanno aggiunge: “ La morte di Califano, cantore romano e autentico simbolo dell’anima popolare della città ci addolora molto”.

Queste morti sono una grossa perdita per tutti noi ma continueranno a vivere nella memoria di ognuno di loro perché sono stati tre personaggi, uno diverso dall’altro, di grande spessore umano, sportivo e artistico.