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"UFFA"       (Ottobre 2023)
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Miti napoletani di oggi.31

I “QUATTRO PALAZZI”

 

di Sergio Zazzera

 

Come Palermo ha i suoi “Quattro Canti” (e sia quelli “di città”, che quelli “di campagna”), così anche Napoli ha i suoi “Quattro Palazzi”: tal è, infatti, la denominazione popolare attribuita a piazza Nicola Amore, che fu realizzata in piena fase di “Risanamento” cittadino (anni 80 dell’’800), a metà strada del corso Umberto I (o “Rettifilo”, se più vi piace), e intitolata al sindaco che di quella operazione si fece paladino.

La realizzazione della linea 1 della Metropolitana ha imposto l’attraversamento sotterraneo della piazza, per collegare la stazione “Università” con quella “Garibaldi”, e l’apertura, sulla piazza stessa, della stazione “Duomo”. Senonché, durante l’esecuzione dei lavori, sono emersi resti della Napoli greco-romana, tra i quali quelli di una nave, che si è deciso di lasciare sul posto, per non danneggiarli. Ci si è posti, però, il problema di renderli visibili e la soluzione scelta – e, per fortuna, bocciata dalla competente Soprintendenza, sia pure a due anni di distanza dalla sua elaborazione – sarebbe stata connotata da caratteristiche mitiche; ma mi spiego.

La progettazione della soluzione è stata affidata all’“archistar” Massimiliano Fuksas, il quale – mito egli stesso – avrebbe inteso realizzare al centro della piazza un cupolone di acciaio e vetro, dell’altezza di ben sei metri, che avrebbe dovuto consentire di guardare dall’alto i reperti archeologici (nella foto il rendering). E qui si affaccia il mito: vorrei che qualcuno mi spiegasse chi mai potrebbe sentirsi spinto a raggiungere il centro della piazza, dribblando a ogni passo il traffico veicolare, per andare ad affacciarsi sul suo sottosuolo; senza dire che, per ottenere il risultato voluto, sarebbe stato sufficiente collocare nello stesso posto una copertura piana trasparente, alta soltanto qualche decina di centimetri. Nel frattempo, però, quella geniale soluzione urbanistica, costituita da un asse viario perfettamente rettilineo, che consente di vedere da ciascuna delle sue estremità quella opposta, sarebbe andata a farsi benedire.

(Marzo 2015)

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