La magia del donare
di Mariacarla Rubinacci
45508…45505…45594…numeri per coloro che chiedono aiuto.
Quanti coltivano una speranza di riscossa vogliono credere ancora nella vita, malgrado un percorso tanto tortuoso metta in mostra occhi smarriti e cisposi, molte bocche affamate, tante speranze tragicamente già spezzate.
Questi e tanti altri numeri da comporre dal cellulare o dal telefono fisso “bussano” alla porta delle coscienze, di quelle che rimangono illese sullo stesso percorso dove meno cruenti sono le battaglie da affrontare, di quelle che restano indenni dopo aver superato ostacoli meno difficoltosi, di quelle che ascoltano le grida di dolore di coloro che sono costretti a soffrire, loro malgrado.
Il futuro di molti esseri umani, dunque, è nelle mani di chi si apre alll’ascolto per cogliere echi lontani, che vengono, per esempio, dall’Uganda, dove bambini armati hanno bruciato l’infanzia, dalle immagini dei campi di profughi in fuga da Paesi martoriati, dagli ospedali infantili, nei quali creature agli albori della vita lottano per sopravvivere, dalle missioni e dalle associazioni onlus che tentano faticosamente di portare ristoro lì dove il silenzio è già una condanna inesorabile.
Una piccola donazione, in queste circostanze, assume il potere di cambiare il destino di chi chiede e in tale semplice modo il donare diventa magia.
Si potrebbe dire che donare è terapeutico. Conviene, perché fa bene. È come prendere una medicina prescritta per curare il male del mondo, allevia l’animo perché dove c’è condivisione, si offusca l’individualismo, che rende ciechi e sordi in quanto paravento che nasconde l’indifferenza. L’opportunità di poter donare non urla, non aggredisce, non pretende, al contrario bussa con discrezione, pur parlando di fame, di miseria, di vita, ferita dalle guerre e dalla strada, di cancro e di tumori, di mancanza di acqua e di risorse.
Camminare al fianco di chi soffre rende umili, illumina la strada che è la medesima dove ci si incontra. La vita, lenisce l’ arroganza di sentirsi “fortunati”.
Il gesto d’amore che fa comporre almeno uno di quei numeri, anche se per una volta sola, rasserena, globalizza la presenza sulla terra per non credere di essere i soli e i privilegiati. Si nasce sempre da una madre, si respira la stessa aria, si beve per dissetarsi, si mangia lo stesso cibo per poter crescere tutti e diventare adulti, si ama per essere amati, si muore nella speranza di dover soccombere il più tardi possibile.
Quei numeri dicono che, per molti, quel tardi è inesorabilmente già arrivato, dunque diventano magici, se una qualsiasi tastiera comporrà 45508…45505…45594…
(Aprile 2015)