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AMIAMO GLI ANIMALI MA NON TRASCURIAMO GLI UOMINI   

 

di  Peppe Iannicelli

 

Una serie di recenti fatti di cronaca mi ha fatto molto riflettere sul rapporto perverso che si è ormai innescato tra certi uomini e gli animali. Una bambina di sette mesi è stata aggredita da un cane di taglia maxi, di proprietà del nonno. La bambina è in fin di vita ed un’associazione animalista invita a non abbattere l’animale prima di aver verificato cosa sia accaduto realmente. Che la belva sia stata provocata dall’infanta?

C’è stata grande mobilitazione mediatica, a Napoli, per salvare quattro cuccioli abbandonati in una zona periferica, devastata da un incendio. Un senza fissa dimora, nello stesso capoluogo regionale, è morto nella pressoché totale indifferenza. Non mancano mai , praticamente in ogni telegiornale, storie di cani maltrattati o di canili inadeguati mentre ben più raramente trovano spazio inchieste e denunce sugli ospizi-lager o su ospedali fatiscenti, nonostante il grande dispendio di pubblico denaro. Trenitalia ha persino ammesso, nelle stesse carrozze viaggiatori, i quadrupedi, senza i quali molti viaggiatori rinunciano persino a trasferirsi. E poi i cani invadono case ed uffici, con una presenza rumorosa ed “odorosa”. Naturalmente il vero problema non sono i poveri cani, poveri comunque fino ad un certo punto visto che qualche scatola di biscotti costa quanto un pranzo gourmet. Il problema sono i cattivi proprietari di cani che non sanno farli comportare in modo educato, che gli permettono d’insolentire chi non vuole dare un bacino a “fuffyno”, che fanno diventare  i cani un surrogato per relazioni umane sempre più povere di contenuto solidale.

In fondo è molto più facile relazionarsi con un cane scodinzolante, piuttosto che con un anziano padre noioso. È molto più gratificante farsi sommergere di baci da un cane, piuttosto che chiedersi perché i figli non alzano neanche gli occhi dal proprio telefonino quando si rientra in casa.

Massimo rispetto per i cani e per gli animali in genere. Ma guai se diventano il palliativo di una disumanizzazione crescente. In fondo San Francesco parlava con gli animali, ma senza mai trascurare i propri simili anche quelli peggiori.

(Maggio 2015)