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ED ORA FACCIAMO IL PUNTO

 

di Annamaria Riccio

 

Passate le regionali e le amministrative, ci troviamo a focalizzare l’attenzione sulle prospettive future che ci attendono nei vari settori, principalmente in quello della scuola, che negli ultimi tempi è diventata una vera e propria polveriera.

Il 5 a 2 dei risultati regionali la dice lunga sulle aspettative disattese nei confronti del PD che, con la sua politica falciante, ha frenato non poco gli entusiasmi degli elettori, i quali hanno dato chiari segni di sofferenza, specie dal comparto scuola,  inneggiando ad una risposta antirenziana, causata dal decreto sulla Buona Scuola. Al centrodestra, rispetto alle previsioni, non è andata poi così male, visto il momento poco confortante, che non vede elementi di spicco, ed un Berlusconi che cerca di mantenere la nave sulla rotta. Vittoria evidente per il Cinque Stelle che si insedia nel consiglio della Campania con buoni risultati.

In quest’Italia, che vacilla, può avere la meglio solo chi riesce a prendere le redini del potere, conquistando il popolo italiano con l’approccio di un volto che ispiri fiducia. La stima però bisogna guadagnarsela e ci vuole tempo. E su questo il premier è scivolato, non solo bruciando le tappe, ma polverizzando tutte le aspettative di coloro che vedevano in lui il risolutore dei problemi attuali. Gli è stato perdonato l’inserimento nel governo in modo coatto, gli è stato perdonato il metodo rottamante col quale si è imposto, ma le belle parole e l’atteggiamento alternativo al tradizionale, devono avere riscontri fattivi, non solo per una piccola parte dell’elettorato, ma per la maggior parte dei cittadini.

Le riforme ultime, senza soffermarci sull’ Italicum, sul Jobs Act e quant’altro si è andato consumando in Parlamento, hanno lasciato l’amaro in bocca, in particolare ad una categoria, quella dei docenti, che andrebbe tutelata ed incentivata, visto il delicato compito che deve svolgere nei confronti dei minori.

Non si era mai vista un’adesione massiva allo sciopero come quella del 5 maggio scorso. Un fiume umano che scorreva sulle strade della Capitale, reclamando non solo diritti, ma dignità verso coloro che sono educatori e maestri, di cultura e di vita. Non ci  soffermiamo sulle parti del ddl, inerente le novità sulla scuola, invitiamo solo ad una riflessione seria sul quel che potrebbe essere in seguito un contesto dove non c’è più sede fissa per il docente che, seppur avanti negli anni e con un bagaglio di esperienza, si trova ad essere in balìa di un preside non sempre oggettivamente implicato. Si trova con un contratto scaduto da anni e con un ccl cancellato perché rinnovabile solo dal governo, con sistemi di reclutamento, che non tengono conto dell’esperienza e del lavoro accumulato negli anni, in un settore che è  confronto continuo per l’adeguamento a quello che è il materiale umano. E quando si parla di minori, bisogna ricordare che non c’è burocrazia, né governo che tenga. Il vero banco di prova è rappresentato solo da alcuni elementi ineludibili: la forza, l’impegno, l’umanità, l’affetto di chi li guida e li segue nella loro crescita.

(Giugno 2015)

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