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Miti napoletani di oggi.34

LA TOPONOMASTICA

 

di Sergio Zazzera

 


Credo che il “battesimo” delle strade costituisca un problema ben più serio di quanto possa apparire, a prima vista; e gli accadimenti napoletani che lo concernono, nella loro diacronia, ne sono la più evidente dimostrazione.

Già in un passato che comincia, ormai, a farsi un tantino remoto, quando a presiedere la commissione toponomastica era nientepopodimeno Benedetto Croce, il Vomero si ritrovò una via Solìmene, una via Antonio Sanchini, una via Luigia Sanfelice e una via Annella di Massimo, dedicate, rispettivamente, al pittore Francesco Solimèna, al musicista Antonio Sacchini, all’eroina Luisa de Molina in Sanfelice, e alla pittrice Diana de Rosa (ribattezzata Annella – falso diminutivo – e assegnata “in proprietà” a Massimo Stanzione, suo maestro, nonché – sembra – amante).

Più di recente, poi, sempre il Vomero si è ritrovato una via Francesco Giuseppe Nuvolo e una via Borghese Ippolito, i cui titolari sono, pure rispettivamente, l’architetto fra’ (diminutivo di “frate”) Giuseppe Nuvolo e il pittore Ippolito (nome) Borghese (cognome).

Ancor più drammatico, inoltre, è il radicamento di alcuni vecchi toponimi, pur dopo decenni dalla loro sostituzione con altri più recenti. Tra i casi più eclatanti, c’è quello di piazza della Repubblica, che continua, per lo più, a essere chiamata piazza Principe di Napoli, pur dopo ben sessantasette anni da quel fatidico 2 giugno 1948, che spedì in esilio quel personaggio. Né meno vistoso, poi, è quello costituito da quella piazza Giovanni Bovio, intitolata, fin dalla fine del secolo XIX, al filosofo e uomo politico napoletano che vi abitò, ma indicata tuttora dalla gente con l’appellativo di piazza Borsa, dalla sede dell’istituzione commerciale che vi sorge. E, sarà anche il caso di ricordare la strada intitolata a Gaetano Azzariti, il quale, prima di essere nominato giudice della Corte Costituzionale, divenendone finanche presidente, presiedette il famigerato Tribunale della razza; il che dà motivo di pensare che, quando la Corte dichiarò infondata la questione di legittimità costituzionale del reato di apologia del fascismo, i suoi giudici dovettero metterlo in minoranza. Molto saggia, dunque, – e tutt’altro che mitica – è la scelta del Comune di Napoli, di reintitolare quella stessa strada alla piccola Luciana Pacifici, uccisa ad Auschwitz all’età di soli due anni.

L’episodio più ridicolo, però, è quello della richiesta d’intitolazione del Ponte della Sanità alla partigiana Maddalena Cerasuolo, che vi combatté durante le Quattro Giornate di Napoli, alla quale, in un primo tempo, fu risposto che “la commissione toponomastica dà i nomi alle strade, non ai ponti”; il che dà motivo di ritenere che il vero mito, a Napoli, dalla toponomastica si sia spostato alla commissione – per così dire – competente.

(Giugno 2015)