• Stampa

NOVITA’ SUI CONCORSI

 

di Annaamaria Riccio

 

Non bastava la pessima riforma della scuola, che già da sola produrrà disuguaglianze e discriminazioni. Ora a mettere definitivamente a tappeto il nostro sistema d'istruzione ci pensa la nuova norma sui concorsi pubblici, introdotta con un emendamento del PD alla Legge Delega sulla Pubblica Amministrazione, in esame in Commissione Affari costituzionali alla Camera.

La norma, in sostanza, dice che da oggi in poi per i concorsi pubblici avrà un peso, insomma farà punteggio, non soltanto il voto di laurea, ma anche l'Ateneo di provenienza. Le università hanno forse in parte contribuito, in passato alla selezione dei candidati, ma la cosa non è stata mai né dichiarata né confermata se non per una mera supposizione che, credo, non avrà avuto neanche fondamenti certi.

Archiviato ogni principio di meritocrazia, si sancisce definitivamente la nuova regola dell'aristocrazia renziana: arriva primo chi ha i soldi per poter accedere all'Università migliore (ma poi chi decide qual è la migliore?). Pazienza se per entrarvi serviranno tanti soldi, come quelli che si sborsano per le rette degli Atenei privati!

Già con la riforma della scuola - vedi chiamata diretta dei presidi, ingresso dei finanziatori privati, fondi alle scuole private paritarie - il governo ha spazzato via i principi di uguaglianza e di inclusione su cui si basava la scuola pubblica italiana; ora con questa nuova iniziativa si compie un disegno pericolosissimo destinato a creare disuguaglianza, che discrimina e spacca il Paese in due, tra chi ha i mezzi per potersi permettere il meglio, o presunto tale, e chi questi mezzi non potrà mai permetterseli.

Non sono mancate, però, risposte in anticipo da parte dell’opposizione  che ha depositato una proposta che prevede libertà di accesso al concorso pubblico senza discriminante sul voto di laurea né tanto meno sull'Ateneo di provenienza.

Ora la delega sulla PA dovrà andare in Aula e poi tornare al Senato: gli Italiani osservano ancora una volte le “rottamazioni” del premier che, si spera, possano innescare qualcosa su cui costruire e far rifiorire quest’Italia che ha tanto bisogno di garanzie.

(Luglio 2015)