LA GIANNINI E IL CODING
di Annamaria Riccio
CODING, cioè l’arte di programmare, è una parola molto alla moda e spesso usata nel campo dell’istruzione per rivoluzionare quelli che sono i sistemi tradizionali di apprendimento.
L’attuale ministro della Pubblica Istruzione se ne riempie costantemente la bocca, sciorinando che la scuola va radicalmente cambiata, iniziando dalle innovazioni inerenti strumenti e metodiche di apprendimento.
“… una competenza trasversale che, come le competenze linguistiche, è fondamentale acquisire fin dai primi anni di studio. Il CODING è una nuova lingua, una lingua computazionale e impararla è un modo straordinario per entrare nel mondo con il piede giusto” ha dichiarato Stefania Giannini. Sono belle parole che fanno pensare al progresso e al potenziamento delle capacità mediante mezzi innovativi. Ma i piccoli chi li guida? Sono strumenti che la maggior parte degli adulti è riuscita ad utilizzare, ma solo propedeuticamente ad alcune necessità, non certo per essere parte integrante in una programmazione trasversale e parte attiva nell’apprendimento dei piccoli scolari. La verità è che bisognerebbe prima insegnare agli insegnanti …. Siamo un popolo di professori vecchi, vecchi nel sistema e convinti che le metodologie tradizionali siano sempre le migliori. E’ falso? I risultati purtroppo dicono di no e sono a favore di quelli che erano gli insegnamenti di un tempo. Le statistiche parlano chiaro: negli ultimi decenni il livello culturale dei discenti si è molto abbassato. Come la mettiamo dunque, con le nuove tecnologie? Senza considerare che potrebbero, a lungo andare e con un uso inadeguato, creare seri problemi alla salute.
Non sappiamo se il ministro si è posto il problema. Avrebbe dovuto forse consultarsi con la Lorenzin. Ma anche nel campo della Sanità credo che qualche appuntino vada fatto. E mi fermo qui…
(ottobre 2015)