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IL GIORNALE CICLOSTILATO

 

di Luigi Rezzuti

 

 Da ragazzo, Gennarino frequentava l’Azione Cattolica, non tanto per fede quanto perché nei locali dell’associazione c’era un bigliardino, un tavolo da ping- pong e altri giochi di società.

Però era obbligato ad ascoltare la S. Messa, la domenica mattina, insieme a tutto il gruppo dei ragazzi e delle ragazze dell’associazione cattolica.

La domenica pomeriggio, quasi sempre, i ragazzi organizzavano un balletto presso la casa di qualcuno di loro e così familiarizzavano con le  ragazze e, qualche volta, ci scappava anche un bacio o un fidanzamento.

Il parroco era molto contento, sia dei ragazzi che delle ragazze che frequentavano la chiesa e a volte organizzava anche qualche gita premio.

Un giorno Gennarino convinse il parroco a fare un giornalino ciclostilato con un gruppo di ragazzi e ragazze e iniziarono anche a stamparlo.

Ognuno scriveva un articolo e, nell’ultima pagina del giornale, riportavano tutti gli orari delle Messe e degli eventi organizzati dal parroco.

In un primo momento il giornalino fu distribuito gratis durante la Messa della domenica, poi, visto che veniva molto apprezzato e richiesto, forse per l’ultima pagina, lo distribuirono a pagamento.

Fu un enorme successo. Durante la settimana, in sacrestia, scrivevano gli articoli

e li stampavano in ciclostile.

Il fratello più piccolo di Gennarino frequentava l’Istituto d’Arte, era molto bravo a disegnare e fu lui ad impegnarsi ad illustrare tutti gli articoli.

Stampavano centinaia di giornalini ma erano sempre pochi. Il parroco, però, disse che i materiali del ciclostile (carta, inchiostro e quant’altro) costavano troppo, poi fece notare che il giornalino si vendeva facilmente mentre “LA CROCE”, giornale cattolico del tempo, veniva acquistato da pochi.

Ogni domenica Gennarino guadagnava, con la vendita del giornalino, tanti soldi da poter spendere durante la settimana e la domenica pomeriggio, quando usciva con qualche fidanzatina di turno.

Purtroppo tutto finì. Il parroco non volle più sostenere le spese anche perché, sostenne, non ne veniva alcun “ricavo” per la chiesa …

Chissà, forse se Gennarino avesse studiato, da grande, sarebbe potuto diventare un giornalista.

Un giorno, tramite un amico di famiglia, Gennarino trovò lavoro presso un giornale mensile come correttore di bozze.

Man mano si fece apprezzare dall’editore e dal direttore responsabile per la serietà nel lavoro e per la “faccia tosta”. Fu così che iniziò a collaborare scrivendo articoli sportivi.

I suoi articoli piacquero ed iniziò a collaborare anche con recensioni di spettacoli teatrali.

Ma Gennarino non divenne mai un giornalista...