• Stampa

Daniele Gogliettino, “Loris de Rosa” (Giannini Editore)

 

di Luciana Alboreto

 

“La pittura è sogno o il sogno aiuta a dipingere?”

Le parole del noto critico d’arte, professor Vittorio Sgarbi, nella dicotomia dell’interrogazione, danno luogo ad un’intrinseca asserzione: la pittura è magia onirica. Le artes liberales, frutto dell’intelletto e cònsoni alla dignità umana, si esprimono attraverso auctores capaci della sinossi fra sapere ed abilità ed il cui genio creativo merita una collocazione ad hoc nell’Estetica. L’arte di dipingere affonda la sua tradizione millenaria nell’esigenza di raffigurare ciò che l’intuizione fantastica traduce in linee, colori e masse. Quando l’opera di un talento non viene riconosciuto adeguatamente nel proprio tempo accade, talvolta, che qualcuno intuisca, in un futuro indeterminato, che occorre riaccendere quella memoria sopita per restituire luce e decoro indelebile ad un astro, al di là di ogni anacronismo storico. È quanto il nobile intento, del giovane Daniele Gogliettino, ha voluto esprimere attraverso la sua tesi di Laurea sperimentale, in Storia dell’Arte, sul pittore cagliaritano Loris de Rosa. L’intuizione felice della Docente di Storia dell’Arte della Facoltà di Lettere e Filosofia della “Federico II” di Napoli, professoressa Mariantonietta Picone Petrusa, di creare il contatto tra il suo studente e la famiglia dell’artista ha consentito l’elaborazione di un lavoro, meritevole di una decorosa pubblicazione da parte dell’editore Giannini. La struttura della monografia segue uno schema lineare, una logica che rende fluida la consultazione a chi è affascinato dal fenomeno storico ed estetico delle arti visive. La chiave di lettura è affidata ad un testo piano e scorrevole e ad immagini che aiutano a comprendere ed apprezzare Loris de Rosa. Ne viene l’analisi di momenti irrepetibili, frutto di un’evoluzione e premessa di un’evoluzione ulteriore, che sono specchio eloquente della storia di un’anima. Una storia raccontata, con minuzia di dettagli critici e grafici, lungo tutto il corso della monografia. Storia di un vissuto brillante, in età giovanile, nel fervido clima culturale ed artistico nella città partenopea di adozione. Si annoverano : fasti, onori e riconoscimenti pubblici. Si ammirano opere che rappresentano palazzotti e panorami, angoli evidenti e nascosti dell’amata Napoli, il golfo con l’incanto del suo azzurro. Seguono riflessioni sul turbamento e l’inquietudine causate dal secondo conflitto mondiale. La volontà di rinnegare il passato da militante fascista relegherà il de Rosa al margine di quello stesso salotto culturale che lo aveva enfatizzato negli anni pre-bellici. Ne nasce la disamina di una nuova fase: la pittura riflette amarezza, sarcasmo ed ironia con il prevalere di raffigurazioni allegoriche come i pupi siciliani, i Pulcinella, i carabinieri ed altre maschere del carnevale, usate quali metafore e sberleffi della condizione del nostro Paese. Particolare attenzione all’aspetto emozionale e psicologico è fornito dal contributo della professoressa Yvonne Carbonaro, amica ed estimatrice della famiglia de Rosa. Conclude la monografia una ricca antologia critica di autori nazionali ed esteri, alcune testimonianze ed un indice accurato delle opere oltre che una bibliografia puntuale. La motivazione e la finalità che ha mosso Daniele Gogliettino alla realizzazione di questo lavoro sembra tutta racchiusa nelle sue stesse parole : “…Perché l’arte è esperienza di universalità. Non può essere solo oggetto o mezzo. E’ parola primitiva, nel senso che viene e sta al fondo di ogni altra parola. E’ parola dell’origine, che scruta, al di là dell’immediatezza dell’esperienza, il senso primo ed ultimo della vita…”.