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Cécile Kyenge, nuovo ministro per l’integrazione

 

di Luciano Scateni

 

E’ insorta la lega: tra i ventuno nuovi ministri c’è anche Cécile Kyenge, originaria del Congo, che Letta ha nominato all’inedito dicastero per l’integrazione. A che gioco giochiamo? - ha chiesto Maroni al presidente del consiglio - e la domanda ha un corollario nella considerazione leghista che meritano attenzione gli Italiani molto prima degli immigrati. La scelta di Letta ha origine in alcune riflessioni sulla grande questione della presenza in Italia, come nel resto d’Europa, di cittadini del mondo che lasciano la loro terra per due motivi fondamentali: sottrarsi a regimi dittatoriali repressivi e cercare lavoro. La condizione di rifugiati è riconosciuta nel nostro Paese, anche se con molte difficoltà burocratiche e logistiche. L’utilizzo di immigrati nelle fabbriche e in altri settori, come il lavoro in agricoltura, è da tempo condizione imprescindibile per la competizione nella produttività. C’è poi il tema attualissimo del riconoscimento della nazionalità italiana ai figli degli immigrati, nati nel nostro Paese. La multi etnicità è un fenomeno globale che in alcuni Paesi del mondo dà luogo senza traumi all’integrazione e riconosce il diritto universale alla mobilità internazionale, ma in Italia trova resistenze e opposizioni nella destra e nel razzismo latente della Lega Nord. L’ingresso, nell’esecutivo guidato da Letta, di Cécile Kyenge segnala finalmente l’attenzione del governo per una questione complessa che finora è rimasta in ombra e sovrastata da una legge iniqua. Tra i punti qualificanti del governo Letta meritano particolare rilievo il ringiovanimento anagrafico dei ministri, la presenza finalmente significativa di donne e l’attribuzione di dicasteri a personalità di riconosciuta competenza. Un esempio per tutti è l’incarico a Saccomanni del ministero per l’economia, alla Carrozza dell’istruzione, a Josefa Idem delle pari opportunità e dello sport, a Giovannini del lavoro, alla Bonino degli Esteri e dell’integrazione alla Kyenge. La censura della Lega alla nomina di quest’ultima segnala un assurdo sciovinismo e insieme una stridente contraddizione dal momento che il sindaco leghista di Viggiù è Sandy Cane, figlia di un afro americano dalla pelle tutt’altro che bianca. In termini generali è evidente che anche l’Italia dovrà confrontarsi sempre di più e meglio con la promiscuità e l’integrazione poichè tra non molto saranno centinaia di migliaia i figli di immigrati, nati  e cresciuti nel nostro Paese. Dal Pdl altre stridule contestazioni al ministro Kyenge e, una su tutte, quella di una deputata che, con becera ironia, chiede al ministro se intende proporre un altro decreto legge sulla poligamia che vige nel suo paese d’origine. Cécile Kyenge non ha mai affermato di condividere la barbarie dei matrimoni plurimi, consentiti agli uomini del Congo. Ne ha parlato solo per spiegare, a chi le chiedeva il perché di trentotto tra fratelli e sorelle, che sono figli di diverse mogli del padre. C’è ben altro in casa Pdl e lo testimonia la marcia indietro a cui è stato costretto il governo Letta per il caso del deputato Biancofiore, nominato sottosegretario alle pari opportunità e trasferito ad altro incarico per aver dileggiato gli omosessuali. C’è poi l’ultima boutade di Berlusconi e della sua autocandidatura, bocciata dal Pd,  alla presidenza della Convenzione per le riforme istituzionali. “Avevo scherzato” ha detto il Cavaliere e la domanda è se si può scherzare su una questione così seria.