TOTONNO ’E QUAGLIARELLE
di Luigi Rezzuti
Totonno ’e quagliarelle era un personaggio di altri tempi, un uomo tutto di un pezzo, un napoletano D.O.C., un personaggio unico, intelligente, abile nel commercio e consumato giocatore di carte.
Il “Cavaliere”, così lo chiamavano nel quartiere, sulla testa portava un parrucchino, che ogni tanto sistemava, e tutti i giorni indossava sempre lo stesso vestito, ormai malandato e sgualcito, un papillon al collo e un paio di occhialini sul naso.
Era considerato un grande giocatore di poker. In gioventù, infatti, aveva frequentato le sale da gioco napoletane, dove, a suo dire e stando al parere di quelli che avevano assistito alle sue giocate, aveva tenuto testa ai più abili e smaliziati giocatori della metropoli campana, riuscendo a vincere anche ingenti somme di danaro.
Il cavaliere gestiva, proprio nel centro storico di Napoli, un bar, frequentato da un gran numero di clienti, che vi venivano attirati, non solo dai modi sempre affabili del proprietario, ma anche dalla sua capacità di venire incontro alle esigenze dei clienti, nei modi più svariati.
La pasticceria e gelateria era stata impiantata, con personale qualificato, in via San Gregorio Armeno, un quartiere popolare di Napoli.
Poi, in breve tempo, grazie alla sua spiccata intelligenza, era riuscito ad impadronirsi di tutti i segreti e si era messo a preparare dolci e gelati da solo, riuscendo anche a creare delle specialità, che erano il suo vanto e il suo orgoglio.
Totonno ’e quagliarelle era anche un grande tifoso e appassionato di calcio. Aveva fatto installare, su una parete del bar, un grosso televisore e tutte le volte che giocava la squadra del suo cuore, il “Napoli”, i clienti andavano ad assistere alla partita, previo il pagamento di una consumazione.
A Natale e a Pasqua, il bar era pieno di panettoni di ogni tipo e marca, di colombe e di cassette di liquori.
In occasione di queste festività, organizzava delle vere e proprie campagne di vendita, tipo “Prendi due e paghi uno”. Inoltre a chi acquistava il panettone, o la colomba, a Pasqua, regalava anche un bottiglia di spumante.
Alla fine di quelle che egli chiamava le sue “campagne”, i clienti più affezionati gli chiedevano come fosse andato quel Natale o quella Pasqua e Totonno ’e quagliarelle rispondeva col sorriso sulle labbra e con gli occhi che gli brillavano per la gioia: “Di Totonno ’e quagliarelle ce n’è uno soltanto, gli altri sono dei dilettanti e queste campagne le posso fare solo io”.
Aveva da poco tempo compiuto ottant’anni, sembrava essere in gran forma, sia fisica che mentale, ma se ne andò improvvisamente, in una mattina di luglio, per un infarto, lasciando un gran vuoto nel cuore dei tanti clienti che lo stimavano e gli volevano bene.
(Dicembre 2016)