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Villa Patrizi e S. Stefano

 

di Antonio La Gala

 


Fra le due aree collinari contigue, di Posillipo e del Vomero, possiamo individuare una zona di passaggio nella parte di via Manzoni compresa fra l’inizio di via Michelangelo da Caravaggio, villa Patrizi e piazza Santo Stefano.

In passato questo tratto di via Manzoni, assieme alla parte più alta di via Tasso, era una zona agreste e costituiva una specie di borgo abitato da contadini e dai proprietari delle grandi ville – per lo più nobili - che, insieme, spiritualmente, gravitavano attorno alla chiesetta di campagna di Santo Stefano.

Poco dopo la chiesetta, un’antica e malandata targa, che resiste su un muro di Corso Europa, reca l’iscrizione “strada del Vomero”.

Villa Patrizi, in via Manzoni, sorse verso metà Settecento ad opera del marchese Pietro Patrizi, che comprò “una massaria arbustata, vitata e fruttata” con una casa quasi inabitabile, trasformata, con i lavori di ampliamento eseguiti nei tempi successivi, in una villa gentilizia molto importante.

La felice posizione panoramica della villa la rese famosa, ricevendo le lodi anche dell’imperatore austriaco Giuseppe, in visita a Napoli.  Racchiude un teatrino, che è stato attivo anche in tempi recenti, capace di circa cento posti.

Fino a Novecento inoltrato la villa dava il nome a tutta la zona circostante, tant’è che essa era nota con il nome di “via Patrizi”, come testimoniano lettere e cartoline, che venivano spedite con tale “indirizzo”.

La strada fra la villa e la chiesetta di S. Stefano era fiancheggiata, da un lato, da un susseguirsi di muri di contenimento di tufo, sormontati da agrumeti e vigneti, e, dall’altra parte, da un susseguirsi di tratti panoramici protetti da bassi muretti. Muri e muretti erano interrotti, da un lato e dall’altro, da villette e palazzotti con viali e parchi sorti a cavallo dell’Otto e Novecento, fra cui spiccavano, vicino alla chiesetta, Villa Rachele e Villa Spera, poi divenuta Villa Giordano, poi sala per ricevimenti “Corte dei Leoni”, costruita da Adolfo Avena nel 1922, di gusto neoeclettico ricco di reminiscenze romaniche.

La chiesetta di S. Stefano sorse verso la fine del Settecento; inizialmente era di diritto patronale del duca Antonio Winspeare, proprietario di Villa Salve, nel cui complesso ricadeva il tempietto. Nei tempi in cui la religione aveva un certo peso nella vita della gente, soprattutto in contrade come quelle di cui stiamo parlando, era molto frequente che, per devozione al Santo titolare della chiesetta, venisse dato il nome Stefano ai bambini.

La chiesetta restò in funzione fino al 1972, quando vi si celebrava ogni domenica e nelle feste di precetto, almeno una Messa. 

La sua eredità è stata raccolta dalla Parrocchia di S. Vincenzo Pallotti, sorta nel secondo Novecento in Largo Europa.

(Febbraio 2017)

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