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UN’ESCURSIONE SUL VESUVIO

 

di Luigi Rezzuti

 


Fin da bambino mi ha intrigato questa montagna che fa da sfondo al golfo di Napoli.

Ricordo che, da piccolo, ero andato a fare una passeggiata con mia sorella e, vedendo da lontano il Vesuvio,  presi il capriccio di voler andare fin su al cratere.

Ci volle tutta la pazienza di mia sorella a convincermi che era troppo lontano e bisognava andarvi solo con l’autobus.

È trascorso più di mezzo secolo e sul Vesuvio non sono mai andato perché quella montagna mi ha fatto sempre paura, nel timore che si possa verificare, da un momento all’altro, il risveglio del vulcano  dormiente, ma  ancora attivo.


Da adulto ebbi modo di parlare con un mio amico geologo che mi disse che il problema non è quello di un eventuale terremoto bensì dello scoppio del Vesuvio il cui cratere è totalmente chiuso e quindi,  nel caso di un risveglio, sarebbe come aprire una bottiglia di champagne.

Il timore c’è sempre stato in me, ma la curiosità di andare fin sopra il cratere è stata forte e una domenica mattina presi l’auto e mi diressi a Portici per poi proseguire su, verso il Vesuvio.

In uno spiazzale parcheggiai l’auto e mi incamminai a piedi, insieme ad un gruppo di turisti.

Una bella scarpinata per i meno allenati, ma per tutti un incanto, un’emozione mai provata.


Raggiunsi a piedi la bocca, attraversando il Parco Nazionale del Vesuvio, che parte da quota 1000, nel comune di Ercolano.

La salita è caratterizzata da una serie di tornanti panoramici, si vede l’antico vulcano del Monte Somma e poi  l’Osservatorio Vesuviano.

Ho proseguito su un percorso immerso tra castagneti, noccioli e con un sottobosco di biancospini.

Superata una strettoia, sulle cui pareti sono evidenti le pomici, sono giunto ad uno spiazzale dove ho potuto vedere un pozzo di epoca borbonica per la raccolta dell’acqua piovana, restando incantato dai profumi e dai  colori della macchia mediterranea: il giallo delle ginestre e il rosso della valeriana.

Superata la macchia, ho visto il fiume di lava argentea, originatasi in seguito all’eruzione del 1944.

Scendere in parte nella bocca del cratere è stata un’esperienza emozionante che difficilmente dimenticherò.

È una camminata che si compie in base al proprio passo. Chi non è abituato, come me, ai percorsi in salita dovrà ogni tanto fermarsi, ma anche i sedentari  possono raggiungere la vetta.

L’escursione si è protratta quasi per un’intera giornata. Lungo il percorso ho potuto ammirare, tra l’altro, anche distese di vigneti e la coltivazione dei pomodorini del Vesuvio.

È stata un’escursione indimenticabile e consiglio a tutti di non perderla. È favolosa.

(Novembre 2017)