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Medicina ieri e oggi

 

di Luigi Rezzuti

 


Ogni volta che per televisione passava la pubblicità del “Già fatta? Pic indolor, l’ago niente male”, che in parole povere altro non era che un’iniezione, volgarmente detta “puntura”, che non aveva niente a che vedere con quella da insetti (zanzare, vespe e calabroni), si affollavano dinanzi ai miei occhi ricordi di anni lontani.

Veniva praticata per lo più sulle natiche da qualche parente o da personale esperto e mi ritorna alla  mente il periodo della mia infanzia quando le malattie si curavano con una serie di iniezioni ma anche con cure come un lassativo che altro non era che un cucchiaio di olio di ricino, sostituito nel tempo dalla Magnesia Misurata e dalle compresse sciolte in acqua calda di Limonata Rogè, per finire alle zollette di Rim, che assomigliavano a gelatine di frutta e non erano niente male, quanto a gusto.

C’è stato un tempo in cui il ricostituente infallibile per ogni età era un bel cucchiaio di olio di fegato di merluzzo (ricordo abominevole suscitato dal sapore rivoltante!),  che tanto bene ha fatto, ma  tanto ha tormentato anche l’infanzia di molti di noi.

Oggi la pratica medica si è modernizzata. Basti pensare che uno spray sostituisce uno sciroppo, un  cerotto vale quanto una pillola antidolorifica o una iniezione di Voltaren, una pasticca di tachipirina è il più diffuso antinfiammatorio, mentre tanti anni fa ogni difficoltà di salute si risolveva con iniezioni, con una grossa  siringa, fatta sterilizzare nel bollitore apposito, con il suo ago, che non era affatto indolore, col batuffolo di cotone imbevuto di alcol denaturato, pronto per disinfettare la natica.


In ogni famiglia c’era sempre qualcuno che sapeva farle col minimo dolore per il paziente, con  la mano più leggera possibile per “culetti” di ogni età.

Per fortuna non sono mai stato un tipo deboluccio e non ho quasi mai  subito punture per cui ho sempre rinunciato alla voglia d’imparare come si fa.

Avevo forse una decina di anni e ricordo che mio padre si ammalò con una forte influenza e  con febbre molto alta tra i 39 e i 40°.

Mia madre chiamò il medico di famiglia il quale prescrisse una serie di iniezioni che, salvo mia nonna, nessuno sapeva fare.

Mia nonna aveva ottant’anni e per giunta non vedeva molto bene a causa di una cataratta, ma non dovevano esserci problemi in quanto le natiche di mio padre erano belle grosse.

Mia madre eseguì il rito di preparazione alla puntura, mise la siringa e l’ago a sterilizzare nel bollitore, preparò l’ovatta e l’alcol per disinfettare la parte, poi venne mia nonna che inforcò gli occhiali, aspirò con la  siringa il medicinale, fece uscire l’aria e, dopo un bel massaggio alla natica di mio padre, era pronta per la puntura quando, all’improvviso, mia madre lanciò un urlo esagerato.

Mio padre che era di spalle a porgere la natica alla nonna, spaventato si girò e chiese perche mia madre avesse lanciato quel  grido.

Soltanto allora capimmo che la nonna, invece di fare la puntura sulla natica di mio padre, aveva punto la mano di mia madre che voleva indicarle il punto giusto.

(Marzo 2018)

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