La luce del mito
di Gabriella Pagnotta
I recenti avvenimenti, accaduti a Bardonecchia e a Mentone, hanno diviso l’opinione pubblica e hanno portato all’attenzione di chi si è soffermato a riflettere sulla legittimità o meno di alcune azioni della polizia francese l’eterno conflitto, mai risolto, tra l’ordine reale e l’ordine ideale delle cose. Legge e giustizia, infatti, per quanto sembri assurdo, a volte, sono in contrasto tra loro.
Partiamo dal racconto dei fatti. Lo scorso 30 marzo, alcuni poliziotti francesi, a Bardonecchia, in territorio italiano, fanno irruzione nel Centro per migranti, Rainbow Africa, e costringono un cittadino nigeriano a sottoporsi ad un esame delle urine. Pochi giorni dopo, alcuni gendarmi francesi salgono su un treno proveniente da Ventimiglia alla stazione di Mentone e, al rifiuto di esibire i documenti, costringono una famiglia di migranti a scendere dal treno e trascinano, tra le proteste e le urla, la donna che è incinta. Il senso di umanità nell’affrontare la questione migranti sembra aver abbandonato la polizia francese.
Rispetto della dignità umana o rispetto di un protocollo? Affermazione del sentimento morale o di una legge che mira al buon funzionamento di un ingiusto ordine reale? Ius soli o ius sanguinis? Chi può aiutarci nel cammino della comprensione? Proviamo ad interrogare Antigone, per tentare di dare risposta alle nostre inquiete domande, Antigone che ha vissuto sulla propria pelle, fino all’estrema scelta, la lotta tra etica e potere temporale, tra persona e stato.
Sofocle, l’inventore del mito a cui ci rivolgiamo in questa epoca di conflitti irrisolti, racconta la storia di Eteocle e Polinice che, combattendosi per salire al trono di Tebe, trovano la morte in battaglia. Il nuovo re della città, Creonte, decide di lasciare insepolto il corpo di Polinice, fratello di Antigone, la quale sfida l’ordine del re e compie il rito funebre, contravvenendo alla legge della polis, ma rispettando un ordine superiore a quello di Creonte, l’ordine degli dei. Antigone viene esiliata e condannata a vivere in una grotta, lontana da tutti. Prima che arrivi l’ordine del re, illuminato dai consigli di Tiresia, di scagionarla, ella si è già tolta la vita, impiccandosi. Creonte e Antigone: due entità contrapposte l’una all’altra: il primo vuol salvare la patria dai nemici, la seconda compie un gesto che sente come dovere supremo. Antigone risponde ad un bisogno di giustizia universale, al di sopra della contingenza, un bisogno di pietas e trova il coraggio di affermare il bene in sé, la forza morale, di fronte al degrado della polis, restituendo la cittadinanza al valore della dignità umana, troppo spesso esiliato, con il quale rifondare una nuova etica della comunità.
(Maggio 2018)