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Miti napoletani di oggi.63

NAPOLI

 

di Sergio Zazzera

 

Sono cinque anni, ormai, che sto dedicandomi all’individuazione e alla descrizione dei miti napoletani contemporanei e, qualche giorno fa, ho fatto una riflessione: in realtà, la Napoli di oggi è, essa stessa, un mito di sé medesima. Non dimentichiamo che il mito equivale a falso linguaggio e, dunque, guardiamola un po’.

Le strade sconnesse e piene di buche: ma da quanto tempo mancate da Roma?

I vigili urbani divenuti merce rara: ma da quanto tempo mancate da Roma?

I trasporti pubblici in perenne disfunzione: ma da quanto tempo mancate da Roma?

La criminalità organizzata sempre fiorente: ma da quanto tempo mancate da Roma, o da Milano, o da Torino, o dall’Emilia, o dal Veneto?

La crisi politico-amministrativa: ma avete mai girato l’Italia, negli ultimi tempi?

Il dissesto geologico: e no, qui devo raccontarvene una, che comincia oltre una quarantina d’anni fa. Lungo “quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno”, sorse un orrendo villaggio, che si proponeva come “la Las Vegas italiana”. Si chiamava Consonno, era una frazione del comune di Olginate, e per realizzarlo furono spianate, addirittura, alcune collinette. Dunque, ciò che rimaneva non tardò a sbriciolarsi e oggi di Consonno rimane soltanto un cumulo di macerie. E non eravamo a Napoli.

L’ultima, infine, la conoscete tutti, però voglio dirvela ugualmente. Mi riferisco al napoletano derubato a Capri da due turisti tedeschi. A Napoli si dice: è gghjiuto ‘o ccaso ‘a sotto e ‘e maccarune ‘a coppa.

(Giugno 2018)